La terza Commissione consiliare,
presieduta da Eleonora Pace, ha approvato le "Linee guida della
programmazione territoriale della rete scolastica e dell'offerta
formativa in Umbria per gli anni 2022-'23, 2023-'24, 2024-'25",
atto amministrativo della Giunta regionale che è stato
illustrato dall'assessore regionale Paola Agabiti.
I consiglieri di minoranza Andrea Fora, Patto civico, e
Michele Bettarelli, Pd, si sono astenuti.
Agabiti ha delineato il quadro generale del documento. "Lo
scenario innestato dalla pandemia - ha detto - e quello che si
prefigura con gli interventi previsti nell'ambito del Pnrr hanno
portato a una ridefinizione delle linee guida anche in vista
dell'intervento ministeriale e siamo potuti intervenire in
alcuni punti che, anche alla luce della nuova normativa, non
subiranno modifiche. Quattro sono i punti sostanziali: i limiti
minimi e massimi del numero di alunni (massimo 900 per istituto
e minimo di 600 con deroga a 400 per le zone montane) ma anche
la salvaguardia della funzione sociale e culturale della scuola
come presidio sul territorio e contrasto alla dispersione
scolastica, con la verifica della possibilità di deroghe anche
di un numero di cinque alunni per singola classe; l'offerta
formativa con particolare attenzione alle aree interne o
marginali; l'acquisizione del parere dell'Ufficio scolastico
regionale per richieste relative a liceo musicale o sportivo; il
limite di tempo per gli indirizzi non attivati che scende da tre
a due anni. Altra novità l'Osservatorio interistituzionale
permanente, coordinato dalla Giunta regionale con il
coinvolgimento delle parti economico-sociali della regione e con
la verifica dell'andamento demografico e delle prospettive
offerte dal mercato del lavoro".
Fora e Bettarelli pur giudicando il documento "condivisibile"
si sono astenuti per la "difficoltà nel dare una valutazione
compiuta sulla effettiva programmazione che sarà". "Il ruolo
dell'Ufficio scolastico regionale - hanno sottolineato - dovrà
essere decisivo e ci vorrà più collaborazione con l'istituzione
regionale e con il territorio, nonché interlocuzione con il
Ministero affinché la programmazione si trasformi in una azione
di trattativa per avere maggiori risorse, altrimenti i discorsi
sarebbero inutili".
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