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Centro procreazione centro lavori terza Commissione Regione

Centro procreazione centro lavori terza Commissione Regione

Audizione assessore Coletto e coordinatore Gerli

PERUGIA, 27 maggio 2021, 12:47

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Si è svolta questa mattina in terza Commissione dell'Assemblea legislativa, presieduta da Eleonora Pace, l'audizione (richiesta da Paola Fioroni, Lega) con l'assessore alla Salute e politiche sociali, Luca Coletto e il coordinatore del 'Centro di procreazione medicalmente assistita' dell'Azienda ospedaliera di Perugia con sede presso l'ospedale di Pantalla, Sandro Gerli, sulla mozione di iniziativa dei consiglieri Pd Simona Meloni (primo firmatario) e Tommaso Bori, che chiede di rivedere i criteri anagrafici di accesso alla Procreazione medica assistita e di introdurre nel sistema sanitario regionale i test prenatali non invasivi per la diagnosi genetica prenatale".
    L'atto era stato illustrato ai commissari nella seduta del 13 maggio quando i firmatari avevano tratteggiato gli obiettivi principali dell'atto di indirizzo.
    Al termine degli interventi dell'assessore e del coordinatore del 'Centro di procreazione medicalmente assistita', la presidente Pace - riferisce Palazzo Cesaroni - ha annunciato, d'intesa con i firmatari della mozione, che verrà chiesto agli uffici dell'Assemblea di predisporre una proposta di risoluzione che prenda spunto da quanto emerso nella seduta odierna: adattare l'età massima per la fecondazione per l'omologa a quanto avviene nelle altre Regioni. Potenziare il servizio del 'Centro di procreazione medicalmente assistita' dell'Azienda ospedaliera di Perugia. Sollecitare a livello nazionale l'inserimento dei test prenatali nei Lea e prevedere una forma di compartecipazione economica della Regione alla relativa spesa.
    Gerli ha spiegato che "la fecondazione omologa, quella praticata in Umbria, prevede l'unione di due gameti della stessa coppia per fare in modo che l'embrione possa avere probabilità di gravidanza. Fino a 42 anni queste probabilità sono buone (25 percento). Dai 42 anni in poi si scende fino a zero. Questo significa che una fecondazione omologa oltre i 42 anni ha poche probabilità, impegna la struttura (che già oggi ha 350 coppie in lista di attesa) e deve essere pagata dai pazienti. La fecondazione eterologa, che non viene praticata in Umbria, prevede l'unione dei gameti, uno dei quali o nessuno dei due appartiene alla coppia. Per la donazione serve una 'Banca dei gameti', di solito centri privati che si trovano all'estero, soprattutto Grecia e Spagna. Questa procedura dovrebbe essere inserita nei Lea ed avrebbe una percentuale di riuscita molto più alta (in presenza di una donna in buona salute) visto che i gameti verrebbero da individui giovani. Bisogna però capire fino a che età si vuole portare la possibilità di una gravidanza, che comunque è un evento che in età avanzata può avere delle complicanze. Logistica, personale e strumentazione attuale non ci permettono di offrire servizi ulteriori, come appunto la fecondazione eterologa. Molte gestanti scelgono i test prenatali non invasivi. L'Umbria compartecipa alla spesa per questi test solo se il test combinato pone dei dubbi. In assenza di questi il test è a carico dei pazienti, al contrario di quanto avviene nelle Regioni limitrofe, dove la spesa è compartecipata. Questi test riescono a vedere circa l'80 percento delle anomalie cromosomiche con una affidabilità tra il 95 e il 98 percento.
    Sarebbe corretto prevederlo, seguendo quanto avviene nelle Regioni vicine".
    L'assessore Coletto ha rilevato che "in questo periodo la denatalità sta facendo perdere abitanti a tutto il Paese. Ci sono molti motivi per lo spostamento in avanti della maternità.
    Regioni come Lazio, Emilia e Toscana fanno massa critica e attraggono molti pazienti umbri. A breve scriveremo il piano socio - sanitario e lì potremo fare previsioni rivolte ad alzare l'età di qualche anno, magari riducendo i cicli ed evitando stimolazioni inutili. La nostra Università è all'altezza di questa sfida. I test prenatali costano mediamente circa 600 euro e non rientrano al momento nei Lea, anche se in sanità c'è una continua evoluzione. La compartecipazione da parte del servizio sanitario è una soluzione corretta, anche perché questo esame può evitare l'amniocentesi".
   

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