(ANSA) - TERNI, 01 APR - "Il secondo suicidio dall'inizio
dell'anno al carcere di Terni deve essere motivo di riflessione
e non di facili conclusioni": a dirlo è l'avvocato Giuseppe
Caforio, Garante per la Regione Umbria delle persone sottoposte
a misure restrittive o limitative della libertà personale.
Parlando con l'ANSA dopo la morte dell'uomo fermato per
l'omicidio della moglie evidenzia soprattutto il problema del
sovraffollamento e della carenza degli organici.
"Le carceri umbre e segnatamente quello di Terni - sottolinea
Caforio - stanno vivendo un momento delicato dovuto almeno a tre
fattori concomitanti: ci sono circa 550 detenuti a fronte di
una capienza prevista per 450, di cui 150 con problematiche
psichiatriche serie con molti di loro incompatibili con la
carcerazione; gravi carenze di organico nella polizia
penitenziaria con Terni che ha il rapporto più deficitario tra
numero di detenuti e agenti penitenziari; carenze sanitarie
specie di psicologi e psichiatrici".
Per il Garante "il suicidio di un detenuto è una sconfitta del
sistema e getta scompiglio psicologico fra i detenuti e fra gli
agenti penitenziari alterando i delicati equilibri dell'intera
comunità carceraria". "Encomiabile in questo contesto - prosegue
- è il lavoro della polizia penitenziaria che con abnegazione e
umanità spesso si sostituisce al personale sanitario. Per
arginare l'attuale contesto occorre una task force di psicologi
e psichiatri che possa essere di supporto in una sorta di burn
out ai detenuti e agli agenti penitenziari fortemente provati da
eventi come quelli dei suicidi e dell'auto lesionismo". (ANSA).
Garante detenuti Umbria, troppi reclusi e poco personale
"Suicidio detenuto è una sconfitta del sistema" dice Caforio
