Si intitola "A 'sta pandemia
damoje 'n verso" il libro scritto dal giudice Paolo Micheli e
che propone una raccolta di oltre un centinaio di sonetti
romaneschi. Il volume, Europa edizioni, è stato presentato oggi
pomeriggio alla sala dei Notari.
Micheli, originario di Terni, dopo varie esperienze come
pubblico ministero è passato nel 2000 a esercitare le funzioni
giudicanti. Consigliere della Cassazione dal 2012, è ora
presidente della sezione penale della Corte d'appello del
capoluogo umbro. Per diletto scrive canzoni e, da poco, sonetti
romaneschi. "Perché, a quasi 57 anni, uno che non è romano si
mette a scrivere sonetti romaneschi? - si chiede
nell'introduzione del libro il giudice - E perché, adesso che ne
ha 58 e mezzo, il tizio di prima, che sarei io, continua a
farlo? Da studioso (ma, preferisco, onesto manovale) del
diritto, ho sempre pensato e amato ripetere che la risposta più
onesta a qualunque domanda in ambito giuridico, è sempre
'dipende'. Qua, invece, la risposta vera è... boh, insomma non
lo so neppure io". "E' cominciato assolutamente per caso - ha
spiegato Micheli a margine della presentazione -, perché avevo
voglia di scrivere qualcosa che mi divertisse o mi facesse
riflettere. Ho pensato di farlo in romanesco perché è più
divertente. E' stato anche un modo per esorcizzare il periodo
della pandemia, per trarne degli insegnamenti e fare in modo che
certi errori e sottovalutazioni, o magari sopravvalutazioni, di
cose che non meritavano potessero trovare una correzione".
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