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Giulietti, su minacce a giornalisti clima che non mi piace

Giulietti, su minacce a giornalisti clima che non mi piace

Per presidente Fnsi "si aspetta sempre il giorno dopo"

ASSISI (PERUGIA), 17 settembre 2021, 18:44

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Avverto un clima che non mi piace che aspetta sempre più il giorno dopo e non si muove per fermare prima chi minaccia i giornalisti. Io vorrei vivere in un Paese dove sotto scorta vanno gli aggressori": lo ha detto Beppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa, durante l'incontro 'Minacce al giornalismo: da Daphne Caruana Galizia a oggi' inserito nel programma del Cortile di Francesco, iniziato oggi ad Assisi con appuntamenti sul tema "speranza". Nella sala stampa del Sacro convento, moderati da Italo Carmignani (responsabile del Messaggero Umbria), sono intervenuti anche Nello Scavo, inviato dell'Avvenire, uno dei giornalisti italiani sotto scorta e coinvolto in una delle tante "aggressioni del potere", e Corinne Vella, della Daphne Caruana Galizia Foundation e sorella di Daphne Caruana, la giornalista-blogger maltese impegnata in numerose inchieste e attiva contro la corruzione, prima perseguitata e poi assassinata in un attentato il 16 ottobre 2017. Partendo da lei, l'incontro si è incentrato sul tema delicato dei giornalisti minacciati, uccisi e messi sotto scorta. Nel periodo del Covid - è stato ricordato - le minacce ai giornalisti sono aumentate del 54%, mentre attualmente quelli sotto scorta sono 27. "L'ultimo è Sigfrido Ranucci di Report" ha ricordato Giulietti. "Le recenti preoccupazioni del presidente della Repubblica - ha detto ancora il presidente della Fnsi - per l'aumento delle aggressioni nei confronti dei giornalisti, da parte di mafie, camorre e squadrismo, con richieste di azioni di contrasto, non hanno al momento trovato risposte da governo e Parlamento, come se Mattarella abbia parlato di altro". Non vuole essere un "simbolo" per alcuno Nello Scavo perché, ha detto il giornalista, "mi rendo conto che quello che è capitato a me succede a tanti colleghi e in tanti Paesi". "Non mi sono sentito mai solo nelle mie vicende, non percepisco solitudine ma un tentativo di isolamento sì" ha proseguito il giornalista di Avvenire, primo in Europa tutelato nel proprio Paese per delle minacce che arrivano dall'estero (dalla Libia).
   

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