"Favorevole" alla parte della
riforma della Giustizia delineata dal ministro Marta Cartabia
che punta su informatizzazione e organici degli uffici oltre che
su misure alternative al carcere, "fortemente contrario"
all'improcedibilità dell'appello dopo due anni: è la posizione
del procuratore generale di Perugia Sergio Sottani. Che l'ha
espressa rispondendo all'ANSA.
"Bisogna puntare sugli organici degli Uffici giudiziari - ha
detto Sottani -, su una maggiore dotazione di personale
amministrativo, mezzi e strumenti. E' necessario andare sempre
più verso l'informatizzazione, e su questo concordo pienamente
con il ministro".
"Sono invece fortemente contrario - ha affermato il
procuratore generale presso la Corte d'appello di Perugia - alla
improcedibilità dell'appello per decorrenza dei termini. Una
vera e propria tagliola per i processi. Si rischia di assistere
a una proliferazione di ricorsi in secondo grado da parte degli
imputati mentre l'obiettivo dovrebbe essere di eliminare gli
appelli pretestuosi e fatti solo per guadagnare tempo. Così mi
desta perplessità la previsione in capo al legislatore di
criteri di priorità in tema di esercizio dell'azione penale,
quando sarebbe preferibile una sostanziale depenalizzazione".
Sottani è perplesso anche sul fatto che in una materia come la
Giustizia si tenga un referendum popolare. "Sorprende - ha detto
il pg - che a proporli siano partiti ora al Governo che
dovrebbero invece fare le leggi. Come ha detto anche la Corte
costituzionale, poi, la Giustizia è materia troppo complessa
perché ci si possa esprimere con un si o un no".
Il procuratore generale ha quindi definito "discreta" la
situazione in Umbria. "In appello - ha spiegato - c'è una
percentuale molto alta di conferma delle sentenze. Le
prescrizione vengono registrate soprattutto in primo grado a
Perugia".
"Il rischio - ha concluso Sottani - è di far ricadere tutto
sui magistrati, mentre i tempi eccessivi del processo penale
dipendono dalla carenza della struttura organizzativa".
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