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Morta sul lavoro: procura, manipolato l'orditoio 'gemello'

Prossimi giorni stessa analisi al macchinario dove Luana è morta

Il macchinario 'gemello' di quello in cui morì Luana D'Orazio aveva i sistemi di sicurezza manipolati. Lo si apprende da fonti della procura di Prato dopo un accertamento del suo consulente tecnico su un orditoio presente nella ditta uguale a quello in cui morì la 22enne. Dopo l'incidente gli inquirenti sequestrarono due orditoi nella ditta - quello in cui Luana fu trascinata e un altro, di fronte - per fare una comparazione sui due macchinari. Ieri il consulente del pm ha iniziato l'accertamento dall'orditoio gemello trovando, appunto, le 'sicurezze' manipolate. Nei prossimi giorni sarà esaminato il macchinario dov'è morta Luana. Importante scoperta nell'inchiesta che deve stabilire le cause della morte di Luana D'Orazio, la giovane madre deceduta mentre lavorava come operaia in una ditta tessile. Il macchinario 'gemello' di quello che ha trascinato al suo interno Luana, uccidendola, avrebbe avuto i sistemi di sicurezza, manipolati, alterati rispetto alla funzione di 'safety' che avrebbero dovuto garantire. Inoltre, dall'esame del contratto di lavoro che Luana aveva dal 4 marzo 2019 (mostrato in serata dal Tg1) risulterebbe che il suo era un "apprendistato professionalizzante", condizione per cui la giovane madre non avrebbe dovuto essere lasciata sola ma doveva essere affiancata da un collega esperto. Così procedono gli accertamenti della procura che indaga per omicidio colposo sulla morte dell'operaia il 3 maggio scorso all''Orditoriaa Luana srl' di Oste di Montemurlo, nel distretto tessile pratese. Gli investigatori indagano sulla titolare della ditta Luana Coppini e il manutentore dei macchinari Mario Cusimano, non solo per omicidio colposo ma anche per l'ipotesi di rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Pertanto sono partiti gli accertamenti sui due orditoi che gli inquirenti avevano sequestrato subito dopo l'incidente: uno è quello in cui l'operaia è stata trainata dentro, perdendo la vita; un altro è quello di fronte e che è stato sequestrato ugualmente. Aver messo i sigilli a entrambi i macchinari è un'operazione utile per eseguire un confronto, una comparazione. Entrambi gli apparati sono all'interno della ditta: valutare anche le condizioni dell'orditoio dove non c'è stato l'incidente serve a comprendere quale gestione venisse fatta di essi rispetto alla sicurezza del lavoro. Ieri mattina il consulente nominato dalla procura di Prato ha iniziato le analisi partendo dal macchinario 'gemello' e ha trovato che i sistemi di sicurezza sarebbero risultati "alterati". Invece nei prossimi giorni una seconda perizia evidenzierà le condizioni dell'orditoio da cui è stata estratta Luana. E' la macchina dove la saracinesca di protezione sarebbe rimasta alzata senza il motore dell'apparato si spegnesse. Al momento mancano le condizioni idonee per analizzare questo orditoio: lo schema d'impianto del macchinario sarebbe pervenuto al consulente della procura troppo a ridosso dell'ispezione in azienda; per funzionare l'orditoio dev'essere di nuovo assemblato dato che i vigili del fuoco lo avevano smontato per estrarre il corpo. Il perito ha a disposizione 60 giorni per consegnare la relazione. Inoltre, per eseguire la seconda perizia nella ditta potrebbe essere coinvolta l'azienda tedesca Karl Mayer Texilmachine Fabrik, che ha fabbricato gli orditoi e potrebbe dare indicazioni tecniche utili a definirne bene il funzionamento. Presto saranno ascoltati dai pm i due indagati a cui sarà chiesto di illustrare le condizioni in cui lavoravano gli operai. Infatti l'analisi sull'orditoio potrebbe non essere decisiva dato che emerge che accusa e difesa collochino l'incidente mortale in due fasi diverse. La procura propende per la tesi per cui la 22enne sarebbe rimasta incastrata nel momento finale di lavorazione della macchina quando l'ordito viene scaricato sul subbio (che è il grande cilindro rotante che avvolge il filo); la difesa ritiene che Luana sia stata tirata dentro mentre caricava la macchina, in una fase iniziale che si svolge facendo muovere il subbio con pedali che guidano il suo movimento.

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