Il Padiglione italiano all'Expo di Dubai sarà il "modello" per uno sviluppo urbanistico nuovo. Un'architettura alta 27 metri, per una superficie complessiva di 3.500 mq, che dopo il Covid, l'Esposizione partirà ad ottobre prossimo, assume "un significato ulteriore": quello che "realizzeremo, con il contributo di varie aziende italiane, sarà in chiave di totale sostenibilità, riciclabilità, innovazione e digitalizzazione". A dirlo è il commissario per l'Italia ad Expo Dubai, Paolo Glisenti, in occasione del Forum ANSA, il primo di una serie dedicata all'evento. L'economia 'green' non vuole soccombere alla crisi innescata dalla pandemia. Il commissario fa sapere che ci sono "quasi 50 aziende che ci stanno fornendo materiali di tutti i tipi". E altrettante sono le università e i centri di ricerca italiani con cui, dice Glisenti, "stiamo lavorando" per discutere di progetti legati all'energia rinnovabile, all'innovazione, alle scienze della vita, all'aereo-spazio. All'interno della struttura sorgerà anche un education-lab , un'aula scolastica aperta a ragazzi delle scuole superiori di tutto il mondo. E ci sarà pure un 'cultural-lab', con le università che presenteranno direttamente o in streaming l'offerta formativa. Non a caso Carlo Ratti, co-progettista con Italo Rota del padiglione, intervenendo al Forum, definisce il padiglione italiano come un "laboratorio vivente", dove fare sperimentazioni e capire come "riprogrammare lo spazio pubblico" dopo l'esperienza del lockdown. Per Ratti va ripensata la "frontiera tra il mondo naturale e artificiale".
IL FORUM
E nel padiglione quest'intersezione avviene, basti pensare che tra i materiali utilizzati per la sua costruzione ci sono anche "resine naturali fatte con fondi di caffè", racconta l'architetto. Si cerca insomma un nuovo format da calare, poi, nella vita quotidiana. E al centro c'è la sostenibilità. E non potrebbe essere altrimenti. Il terreno d'azione sono le metropoli e bastano quattro numeri per spiegare il perché, osserva Ratti: "le nostre città oggi rappresentano il 2% della superficie, ma più del 50% della popolazione, il 75% dei consumi di energia e l'80% delle emissioni".
A ricordare che l'Italia è "leader in molti percorsi di ricerca" è il direttore artistico del padiglione italiano, Davide Rampello. Il valore della biodiversità si ritroverà anche nei 180-200 mq che l'architettura riserverà alla coltivazioni, dalla "frutta ai cereali", dice il professore. D'altra parte, fa notare, l'agricoltura porta dentro di sé il concetto di economia circolare.
Rispettosi dell'ambiente saranno anche i colori "verde, bianco e rosso con cui dipingeremo gli scafi a copertura del padiglione, il tricolore più grande della storia d'Italia", rimarca Andreina Boero, presidente del Gruppo Boero, partner tecnico dell'Italia a questa Esposizione universale. Un padiglione che Rota vede come "una grande istallazione, completamente rimovibile e ricusabile in tutte le sue parti. E non è climatizzato". L'architettura è infatti illuminata e ventilata in modo naturale. Tanto che al Politecnico di Milano è stata fatta la prima tesi di laurea centrata proprio sul padiglione bio-climatico.