Ieri, durante il riposo sabbatico, gli israeliani hanno appreso con sbigottimento dalle radio che il Paese sta entrando nella 'seconda ondata' di coronavirus. In assenza di misure drastiche di controllo, veniva affermato, ci sarebbe da temere dal mese prossimo fino a mille contagi al giorno, nonché la morte di centinaia di malati.
Questa almeno la conclusione raggiunta dal 'Centro di informazione e di conoscenza nazionale per la lotta al coronavirus'.
Cifre da capogiro, mentre ancora a fine maggio il Paese era persuaso di essere uscito relativamente indenne dalla crisi, almeno dal punto di vista sanitario. Oggi la curiosità si è dunque concentrata su questo misterioso istituto, incaricato a marzo dal governo di "compiere ricerche sulla pandemia in Israele, nell'area geografica circostante e nel mondo".
Organizzato dall'Intelligence militare nel centro medico Tel ha-Shomer (Tel Aviv), è composto - secondo fonti ufficiali - da centinaia di ricercatori ed esperti di tecnologia. Ad accrescere il mistero vi è il fatto che i suoi rapporti sono stesi in forma anonima e non si trovano sul web.
Il presidente dell'Associazione dei medici della sanità pubblica, prof. Haggai Levine, ha subito espresso forti dubbi sulla validità di quel rapporto condotto, ha detto,"in modo non professionale". Ma oggi in sua difesa si è poi schierato il direttore generale del ministero della sanità, Hezi Levy. "Si tratta di un documento importante, sapiente, illuminante. Ma è solo un modello e noi ne prendiamo in considerazione anche altri".
Il governo intanto ha deciso di tornare a rivolgersi anche allo Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) affinchè riprenda subito il monitoraggio elettronico di quanti sono affetti da coronavirus, per troncare sul nascere il pericolo di contagi."Non abbiamo oggi uno strumento migliore" ha affermato il viceministro della sanità Yoav Kisch. "Bisogna far approvare la legislazione alla Knesset in tempi serrati".
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