Niente di più malinconico, di questi tempi, che non la vista delle stazioni ferroviarie vuote e dei binari deserti. A quasi un mese dalla progressiva riattivazione delle attività economiche - bloccatesi a marzo per il coronavirus - mancano ancora all'appello i treni. Di conseguenza le vie di accesso alle grandi città in Israele sono sempre più ingorgate con le automobili di chi non può raggiungere altrimenti il proprio posto di lavoro.
La settimana scorsa era balenato il miraggio della ripresa del traffico ferroviario, sia pure a ritmo ridotto. La data menzionata era lunedì 8 giugno. Ma oggi la ministra dei trasporti Miri Regev ha invece raggelato gli entusiasmi. I dati giunti dal ministero della sanità - ha osservato - fanno temere la ripresa dei contagi. In queste condizioni sarebbe dunque irresponsabile, a suo parere, creare situazioni di affollamento nelle carrozze.
Come spesso avviene in Israele, la soluzione è stata affidata ad una 'app', una sorta di 'bacchetta magica' nazionale. Nel caso particolare, ha spiegato Regev, questa 'app' saprà distribuire appositi tagliandi a chi abbia prenotato un posto.
All'ingresso della stazione il viaggiatore sarà identificato e la sua salute sarà verificata. Dopo di che potrà salire su treni che non avranno comunque oltre 650 passeggeri. Tutto questo, forse, da mercoledì.
Ma nell'era della globalizzazione, non è stato difficile per gli israeliani controllare cosa avvenga altrove al mondo. A quanto risulta in Giappone i treni funzionano egregiamente, malgrado il timore di contagi. Come mai a Tokyo è possibile quello che a Tel Aviv pare irraggiungibile ? La risposta suggerita su twitter da passeggeri frustrati è che la soluzione non risiede tanto nelle 'app', bensì nel carattere degli abitanti del Paese. I giapponesi, a quanto pare, osservano scrupolosamente la igiene personale e tengono le mascherine sul volto mentre l'israeliano medio, in merito, ha standard di comportamento molto più elastici.
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