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  • Joy, la rifugiata albina che lotta contro la discriminazione
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Joy, la rifugiata albina che lotta contro la discriminazione

La ragazza è tra i protagonisti del progetto Unhcr-Spotify

Roma ANSAcom

"Ciao sono Joy, ho 23 anni e sono nata in Nigeria, a Benin City, una comunità che disprezza le diversità, che non tollera chi nasce diverso. Io sono nata albina. In poche parole sono una 'nera bianca'. In Nigeria le persone albine sono discriminate e uccise per diversi motivi. Ma l'albinismo non è una malattia contagiosa, è una caratteristica genetica. La mia realtà di oggi ed il mio passato di ieri non mi permettono di accettare il ragionamento di chi discrimina ed elimina tutto ciò che non comprende". Con queste parole Joy inizia il racconto della sua storia, contenuto nelle registrazioni del progetto Everyone Can Make a Difference #WithRefugees, lanciato oggi su Spotify grazie alla collaborazione tra la piattaforma di streaming musicale e l'agenzia Onu per i rifugiati Unhcr. Lei è una delle voci dei cinque rifugiati protagonisti della campagna, promossa in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. "Non sono stata io a decidere di andare via dal mio Paese, sono stata rapita", racconta Joy in un'intervista all'ANSA. Rapita per essere sacrificata. "In Nigeria ci sono persone che credono che sacrificare una persona albina possa portare ricchezza. C'è sempre stata questa discriminazione contro le persone albine, sono considerate persone che portano sfortuna. Credo che la gente non abbia capito come funziona l'albinismo e cosa sia e così escludono e discriminano". A causa della superstizione, "sono stata portata via dalla mia casa in Nigeria, ma poi sono riuscita a scappare dai rapitori e mi sono ritrovata con trafficanti, uomini che vendono le donne. Queste persone mi hanno portato in Libia e mi hanno venduta ad altri uomini. Sono rimasta per due mesi con loro, insieme ad altre donne, poi un giorno hanno deciso di mandarci tutte via". Come tantissime altre persone, Joy è arrivata in Italia attraversando il Mediterraneo e raggiungendo la Sicilia. "Lì sono rimasta una settimana e poi sono stata trasferita a Trento, dove sono stata accolta e ho fatto la richiesta di asilo". Oggi Joy frequenta il secondo anno di Comparative European and International Legal Studies della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Trento. "Rispetto alla vita che facevo in Nigeria, qui posso fare quello che desidero. Se uno vuole studiare può farlo, mentre in Nigeria per una persona albina che va lontano da casa per studiare, senza la protezione dei genitori o i fratelli, c'è sempre la paura di non sapere quello che le può accadere". Joy si trova bene in Italia, ma "dopo il progetto per la richiesta di asilo, è difficile economicamente per un rifugiato continuare a studiare. Ad esempio, una mia amica rifugiata ha dovuto lasciare lo studio per lavorare. Non voleva farlo, ma è stata costretta dalla situazione. Vorrei che ci fosse più aiuto per gli studenti rifugiati". Parlando della musica, "ho cominciato a cantare dopo che sono arrivata in Italia, nel 2017, e per me la musica, come ho detto anche su Spotify, è come una fontana che non secca mai", racconta. "Con la musica si può trasmettere qualsiasi tipo di emozione, anche quello che non si può dire con le parole". Tra le canzoni della sua playlist c'è 'Il diario degli errori' di Michele Bravi e 'Fight Song' di Rachel Platten, canzone "che ricorda di non lasciarsi mai andare perché ogni momento di dolore passa e arriverà la luce che ti porta alla felicità".

In collaborazione con:
Unhcr

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