L'export di oro "è la seconda
esportazione più redditizia della Russia dopo quella di energia
- circa 19 miliardi di dollari all'anno - e la maggior parte di
essa è destinata ai Paesi del G7. Quindi, tagliarlo, negando
l'accesso a circa 19 miliardi di dollari di entrate all'anno, è
significativo". Lo afferma il segretario di Stato Usa Antony
Blinken in un'intervista alla Cnn, riportata sul sito del
dipartimento di Stato.
"Tutto ciò che abbiamo fatto fin dall'inizio, imponendo
queste sanzioni senza precedenti e i controlli sulle
esportazioni, sta avendo - sostiene Blinken - un profondo
impatto sulla Russia. Anche se ottiene entrate petrolifere con
prezzi più alti, non è in grado di spenderle a causa dei
controlli sulle esportazioni. Non può acquistare ciò di cui ha
bisogno per modernizzare il suo settore della difesa, per
modernizzare la sua tecnologia, per modernizzare la sua
esplorazione energetica, il che significa che nel tempo ognuna
di queste aree andrà in declino.
Già oggi si prevede che l'economia russa si ridurrà
dell'otto-quindici per cento l'anno prossimo. Il rublo viene
sostenuto artificialmente a caro prezzo".
Il segretario di Stato Usa afferma inoltre che "un migliaio
di aziende, grandi aziende internazionali, hanno lasciato la
Russia. Avevano prodotti che erano ancora sugli scaffali quando
se ne sono andati, ma ora le forniture sono diminuite. I russi
non sono più riusciti a comprare ciò che erano abituati a
comprare. Il tenore di vita dei russi si sta abbassando". Tutto
questo, aggiunge, "ha un effetto immediato, ma anche un effetto
cumulativo. Abbiamo assistito a una fuga di cervelli dalla
Russia: 200.000 russi, tra i più istruiti, che lavoravano in
alcuni dei settori più importanti, se ne sono andati. Molti
stranieri che lavorano in quelle stesse industrie se ne sono
andati. Tutto questo nel tempo si accumula, si accumula, si
accumula".
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