(ANSA) - ROMA, 21 GIU - Una partita che è stata soprattutto
un incontro in senso letterale, con due squadre dalla
composizione mista di bambini kazaki e italiani e una
rappresentanza femminile costituita da tre bambine del
Kazakhstan, che hanno giocato nella formazione vincente: 4-3 il
risultato finale, molta tenerezza nella platea di genitori e
adulti presenti all'iniziativa e, soprattutto, il divertimento
dei piccoli calciatori, dai sentimenti comuni a tutte le
latitudini.
"Quest'evento informale fa parte delle iniziative in
programma nel 2021, anno in cui ricorre il trentesimo
anniversario dell'indipendenza della Repubblica del Kazakhstan",
ha spiegato Yerbolat Sembayev, ambasciatore straordinario e
plenipotenziario del Kazakhstan insediatosi in Italia a fine
marzo e che dopo la partita ha distribuito targhe in ricordo
della mattinata di sabato scorso, 19 giugno, alla scuola romana
di calcio 'Cinecittà Bettini'.
Ideatore dell'evento è stato Giovanni Pomponi, console
onorario del Kazakhstan presso San Marino, che ne ha chiarito il
senso. "I giovani sono il futuro e bisogna ripartire da loro,
avvicinando le culture. Per questo reputo molto positiva
quest'iniziativa svoltasi in una delle scuole di calcio più
famose e dalla storia più lunga: fondata nel 1947, l'ho
frequentata anche io e conservo ottimi ricordi del mio passato
tra questi campi. Guardiamo avanti e pensiamo a un evento simile
in ambito golfistico nel mese di settembre", ha annunciato il
console.
Qualche dettaglio in più lo ha dato Daniele Andreozzi,
direttore sportivo di 'Cinecittà Bettini' e presidente di RIA
Management, associazione di intermediazione sportiva tra i cui
servizi c'è anche lo scouting: "Si è trattato di un incontro tra
i figli del personale diplomatico kazako presente a Roma e i
figli degli associati, tra i quali quelli del presidente e del
vicepresidente di 'Cinecittà Bettini'. I bambini italiani hanno
11 anni, mentre quelli kazaki un'età compresa dai 6 ai 12 anni".
Commissario tecnico dei giovanissimi calciatori è stato
Franco Rofena, allenatore Uefa B dall'esperienza
ultra-trentennale ma alla sua prima partita di questo tipo. "Ci
siamo visti tre volte a settimana per un mese e ho contribuito a
indirizzare la tecnica dei 25 bambini, insegnando loro il modo
di correre e saltare per poi farli giocare tutti insieme,
indipendentemente dalla loro maggiore o minore abilità", ha
illustrato Rofena. "Le tre bambine kazake, tra le quali la più
piccola di 6 anni, hanno giocato nella squadra che ha vinto per
4-3, quella che aveva anche il portiere più forte", ha aggiunto.
In pieno campionato europeo e con un calcio dalle ingombranti
componenti economiche spesso foriere di contrasti, questa
partita ha ricordato a tutti che la più autentica vocazione
dello sport è sempre quella di riunire, oltre tutte le
differenze di facciata. (ANSA).