Il primo ministro del Giappone,
Fumio Kishida, ha scelto la città di Fukushima per l'avvio della
campagna elettorale, a meno di due settimane dal voto per il
rinnovo della Camera bassa del Parlamento. Il neo premier, in
carica dallo scorso 4 ottobre, ha promesso di portare avanti
l'opera di ricostruzione dell'area colpita dalla triplice
catastrofe del marzo 2011: il terremoto di magnitudo 9, lo
tsunami e l'incidente nucleare.
La scorsa domenica Kishida si era recato nella regione del
Tohoku, per la prima volta da quando è subentrato alla guida
dell'esecutivo, per ispezionare i lavori di smantellamento della
centrale di Fukushima Daiichi. In quella occasione il capo del
governo aveva affermato che il piano di sversamento dell'acqua
radioattiva non può più ammettere ritardi per ultimare il
processo di bonifica del sito, malgrado i timori dei residenti
locali e delle associazioni dei pescatori. Per raffreddare gli
impianti danneggiati nell'incidente di 10 anni fa, ogni giorno
si aggiungono ai serbatoi circa 140 tonnellate di acqua
contaminata - nella quale è presente il trizio, un isotopo
radioattivo dell'idrogeno. Nell'area adiacente la centrale sono
già presenti più di mille cisterne, e secondo il gestore della
centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), entro l'estate si
raggiungerà la massima capacità consentita. In base al progetto
presentato lo scorso aprile dalle autorità statali e dalla
Tepco, il liquido verrà rilasciato nell'oceano a partire dalla
primavera del 2023, e a questo riguardo Kishida si dice disposto
a fornire ogni evidenza scientifica sulle attività e il massimo
livello di trasparenza per dissipare le varie preoccupazioni.
L'annuncio segue la linea sempre più pressante dell'esecutivo
per il riutilizzo dell'energia nucleare, che secondo i vertici
del governo servirà al raggiungimento degli obiettivi di un
azzeramento delle emissioni di Co2. Attualmente sono 9 le
centrali nucleari in funzione in Giappone. Prima dell'incidente
nucleare di Fukushima in Giappone erano in funzione 54 reattori,
e il Paese derivava circa il 30% del proprio fabbisogno
energetico dall'atomo.
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