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Lady Huawei rientra in Cina come una star e ringrazia Xi

Scambio di prigionieri con il Canada. Pechino accusa gli Usa

Capelli neri sciolti, vestito rosso lungo e spilletta con la bandiera cinese all'altezza del cuore: Lady Huawei è tornata in tarda serata a casa, a Shenzhen, trovando la copertura delle dirette tv e un'accoglienza da star. Anzi di una principessa, perché Meng Wanzhou è già stata ribattezzata sui social 'Princess Huawei', dove è trend topic assoluto. E' scesa dalla scaletta del charter inviatole dal governo di Pechino ricoperta da un lungo tappeto rosso. Emozionata, le è stato consegnato un bouquet di rose rosso scuro e si è fermata a salutare un centinaio di sostenitori che reggevano un banner rosso: "Bentornata a casa, Meng". "Finalmente sono qui - ha affermato leggendo una breve dichiarazione -. Dopo più di 1.000 giorni di sofferenza, sono finalmente tornata nell'abbraccio della mia madrepatria. L'attesa in un Paese straniero è stata piena di sofferenza. Mi sono sentita senza parole nel momento in cui i miei piedi hanno toccato il suolo cinese". Poi ha ringraziato pubblicamente il presidente Xi Jinping, che "ha a cuore la sicurezza di ogni cittadino cinese, inclusa me", dicendosi commossa dall'interesse mostrato dal leader. Meng ha poi espresso apprezzamento per le agenzie governative che l'hanno assistita e sostenuta nei quasi tre anni di arresti domiciliari in Canada. Il governo cinese, ha affermato, "salvaguarda fermamente i diritti dei cittadini e delle imprese cinesi". Un ultimo saluto tra cori e canti, in un quadro generale di propaganda spinto alla massima potenza, poi le formalità sanitarie: la tolleranza zero contro il Covid-19 non risparmia neanche le eroine. Meng dovrà rispettare due settimane di quarantena e una terza di osservazione. Un paio d'ore prima del suo ritorno a Shenzhen, i canadesi Michael Kovrig e Michael Spavor erano arrivati a Calgary chiudendo il loro di incubo durato oltre mille giorni. Con l'accordo raggiunto venerdì con il Dipartimento di Giustizia Usa, Meng, figlia del fondatore di Huawei Ren Zhengfei, ha infatti potuto lasciare Vancouver sbloccando anche la vicenda dei 'due Michael', il cui arresto è ampiamente considerato come una ritorsione in risposta al fermo di Lady Huawei avvenuto all'aeroporto di Vancouver il primo dicembre 2018 su richiesta Usa per la violazione delle sanzioni americane all'Iran. Le autorità cinesi avevano costantemente negato che i casi fossero collegati, accusando Kovrig (un ex diplomatico) e Spavor (un uomo d'affari impegnato nella promozione dei rapporti con la Corea del Nord) di attività di spionaggio, mentre anche la comunità diplomatica straniera a Pechino si era mobilitata contro un trattamento riservato ai due contrario alle leggi internazionali, tra assistenza consolare ridotta ai minimi termini e udienze a porte chiuse. Alla fine quello tra Meng e Kovrig-Spavor è apparso uno scambio tra prigionieri o spie degno della Guerra Fredda: contestuale, ma a distanza. Il ministero degli Esteri ha ribadito la posizione della Cina, "coerente e chiara: i fatti hanno pienamente dimostrato che si tratta di un episodio di persecuzione politica contro cittadini cinesi, con lo scopo di sopprimere le imprese high-tech della Cina". L'accusa di frode, secondo la dichiarazione della portavoce Hua Chunying, "è puramente inventata" e le azioni di Usa e Canada "sono state una tipica detenzione arbitraria".

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