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Il giudice dispone 30 giorni di arresto per Navalny

Il rivale numero uno di Putin: 'Mi processano in questura, è inaudito'. Ue e Usa: 'Liberatelo'. Il dissidente era rientrato ieri a Mosca dopo cinque mesi in Germania in seguito all'avvelenamento

Il giudice del Tribunale del municipio di Khimki ha condannato l'oppositore Alexey Navalny a 30 giorni di arresto. Lo riporta Kira Yarmish su Twitter. L'udienza è avvenuta all'interno della stazione numero 2 del dipartimento del ministero dell'Interno russo a Khimki. La richiesta è stata avanzata dalla sezione moscovita del Servizio Penitenziario Federale (FSIN).

Il tribunale distrettuale Simonovsky di Mosca ha intanto rimandato dal 29 gennaio al 2 febbraio il processo sull'appello avanzato dal sistema penitenziario russo per revocare a Navalny la condizionale concessagli per una condanna a tre anni e mezzo inflittagli nel 2014 in un processo ritenuto di matrice politica. Lo riferisce l'avvocata di Navalny, Olga Mikhailova, ripresa dall'agenzia Interfax. Se la corte accoglierà la richiesta del sistema penitenziario, Navalny rischierà di finire in galera.

"Scendete in piazza, non per me ma per voi stessi, per il vostro futuro. Non abbiate paura". È l'appello lanciato dall'oppositore attraverso il suo canale NavalnyLive dopo l'arresto per 30 giorni. "Di che cosa ha più paura quest'orco che sta sul gasdotto (ovvero Vladimir Putin, ndr), quei ladri che stanno nel bunker? Che la gente scenda in piazza. Perché è il fattore che non può essere ignorato, è l'essenza della politica", aggiunge nel suo video-appello.

L'arresto di 30 giorni inflitto all'oppositore Alexey Navalny sarà impugnato davanti al tribunale regionale di Mosca: lo ha dichiarato l'avvocato di Navalny, Vadim Kobzev, all'agenzia Interfax. "Certamente questa decisione sarà impugnata, la riteniamo completamente illegale", ha detto Kobzev.

"Le sedi di Navalny in tutto il Paese cominciano immediatamente la preparazione di grandi comizi il 23 gennaio senza aspettare un nuovo processo": lo ha dichiarato su Twitter Leonid Volkov, uno dei più stretti collaboratori dell'oppositore russo Alexey Navalny.

"Non capisco quello che sta succedendo, un minuto fa mi hanno portato fuori dalla mia cella, per incontrarmi con i miei avvocati, sono venuto qui e qui sta avendo luogo un processo del tribunale di Khimki. Perché sta avendo luogo all'interno di una stazione di polizia non lo capisco. Quello che succede qui è inaudito, la più alta forma di illegalità, non posso definirla in altro modo", aveva detto Navalny, in un video diffuso su internet.

"Non accettano di accreditare giornalisti, il che evidenzia uno strano pregiudizio, ovviamente io sono per la trasparenza totale del processo, affinché tutti i media possano osservare questa stupefacente assurdità, che sta avendo luogo qui, e voglio che lascino passare tutti, non solo Lifenews e il servizio stampa della polizia, ma anche i giornalisti veri che al momento se ne stanno al freddo presso il cancello e non vengono fatti entrare", aveva aggiunto Navalny nel video. "Scusatemi, ma non potete fare finta che questo non stia avvenendo, come se... ah beh, sì, loro stanno lì ma io non so che loro stanno lì, per questo dichiaro che loro stanno lì e richiedono l'accreditamento, che è un loro diritto, e io richiedo la stessa cosa insieme a loro".

La polizia aveva fatto sapere che l'udienza sulla convalida dell'arresto si era svolta nella stazione di polizia perché Navalny, che è tornato dalla Germania, non ha i risultati aggiornati del test del coronavirus. I giornalisti non sono stati ammessi nella sala per motivi di sicurezza sanitaria. Lo riporta la testata Mediazona.

Per Mosca, la reazione "entusiasta" dei Paesi occidentali al ritorno di Alexey Navalny in Russia è dovuta alla volontà di distogliere l'attenzione della "profonda crisi" in cui versa "il modello di sviluppo liberale". Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov nel corso della sua conferenza stampa d'inizio anno.

L'Alto commissariato Onu per i diritti umani ha chiesto il rilascio immediato dell'oppositore. "Siamo profondamente turbati dall'arresto di Navalny e chiediamo il suo rilascio immediato e il rispetto dei suoi diritti in linea con lo stato di diritto. Ribadiamo la nostra richiesta di un'indagine approfondita e imparziale sul suo avvelenamento", afferma un tweet dell'Ufficio dell'Alto commissariato Onu per i diritti umani.

Appelli per la sua liberazione anche dall'Unione europea e dagli Stati Uniti. La Germania chiede a Mosca "il rilascio immediato" dell'oppositore. Il suo arresto, ha detto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, "è totalmente incomprensibile".

Il presidente del Consiglio dell' Unione europea, Charles Michel, ha definito "inaccettabile" l'arresto chiedendone l'immediato rilasciato., mentre la Lituania ha già avanzato la proposta di nuove sanzioni europee contro Mosca. "L'arresto di Navalny al suo arrivo in Russia è un fatto molto grave, che ci preoccupa. Ne chiediamo l'immediato rilascio. E ci aspettiamo che siano rispettati i suoi diritti". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. "Inaccettabile l'arresto di Navalny al suo rientro in Russia. I diritti fondamentali non sono negoziabili, il loro rispetto precede qualsiasi forma di cooperazione e va preteso dall'Italia e dall'Europa tutta: davanti a episodi come questo si misura il senso della nostra Unione". Lo scrive su twitter il presidente della Camera Roberto Fico.

Anche gli Usa condannano con fermezza l'arresto di Navalny. Lo afferma il segretario di stato americano Mike Pompeo, esprimendo "grande preoccupazione" per l'ennesimo tentativo di far tacere una voce dell'opposizione e indipendente. Il presidente eletto Joe Biden, per bocca del suo consigliere per la sicurezza nazionale, chiede la scarcerazione immediata del dissidente.

La discussione sulla risposta europea all'arresto di Alexei Navalny è in corso. Lo ha detto il portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (Seae), Peter Stano, a chi chiede se siano in preparazione nuove sanzioni contro Mosca. Il portavoce ha ricordato la "forte condanna europea", e la "richiesta di rilascio immediato" dell'oppositore, oltre che di "giornalisti e persone arrivate all'aeroporto per mostrare sostegno".

Alexey Navalny è rientrato ieri in Russia. Come aveva promesso. E gli agenti del nucleo operativo del Servizio Penitenziario Federale lo avevano preso in consegna al varco passaporti dello scalo di Sheremetyevo, come da programma. Dunque nessuna sorpresa, tranne il dirottamento del volo all'ultimo miglio (sarebbe dovuto atterrare a Vnukovo). "Questa è casa mia, sono felice di essere qui", aveva detto a internet unificata poco prima del fermo. "Io non ho paura e non dovete averne nemmeno voi".


   

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