Il comparto turistico e culturale ha
patito molto per l'emergenza sanitaria, a partire dal 2020, nel
nostro Paese: dopo "anni di crescita costante, ha subito una
profonda battuta di arresto, con quasi 233,2 milioni di presenze
in meno negli esercizi ricettivi rispetto al 2019 (un calo del
53%)", e in particolare "la clientela straniera è calata di
oltre il 70%, quella italiana del 36%". Lo si legge nello studio
che la Svimez ha condotto per conto dell'Ente bilaterale
confederale Enbic, in cui si sottolinea come il segmento
alberghiero sia quello che "ha evidenziato i segnali di maggiore
sofferenza", perché "le presenze registrate nel 2020 sono meno
della metà (il 43%) di quelle rilevate nel 2019, mentre quelle
del settore extra-alberghiero circa il 53%. I viaggi si sono
pressoché dimezzati passando da circa 71.000 nel 2019 a 37.000
nel 2020", recita il dossier. "Circa la metà degli occupati
persi tra il 2019 e il 2020 (-456.000 persone) è ascrivibile a
questi settori", va avanti la rilevazione dell'Associazione,
giacché "tra il 2019 e il 2020, nel Mezzogiorno, il comparto
delle attività turistiche ha subito una flessione più accentuata
(-12,7% a fronte del -10,7% del Centro-Nord)".
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