Ridurre la produzione nonostante la
presenza di ordini e commesse a causa del significativo aumento
dei costi dell'energia: è la scelta alla quale saranno costrette
molte aziende italiane, di grandi e piccole dimensioni, a
partire da quelle nei settori della carta, della ceramica, della
siderurgia e della metallurgia.
I primi segnali sono arrivati dall'Ast di Terni che ha
riaperto dopo la pausa estiva con una sola linea nell'area a
caldo ma anche da una cartiera, l'Ico, che ha annunciato la
chiusura della sede di Alanno (Pescara) mettendo a rischio il
futuro di 35 famiglie. Nello stabilimento ex Ilva di Taranto -
hanno fatto sapere i sindacati - è invece slittata la ripartenza
degli impianti Afo2 e Acciaieria 1. "Ci vogliono misure
straordinarie - dice il segretario confederale della Cisl Giulio
Romani - o si rischia il disastro".
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