Più ricorso all'online, più progetti
da parte di altri soggetti non bancari e destinati a chi è più
indietro come gli anziani, i migranti e le donne ma anche meno
programmi (da 297 a 280), meno qualità, e meno monitoraggio.
L'analisi dell'indagine Oneef (osservatorio nazionale educazione
finanziaria) 2019-2020 svolta da Emanuela Rinaldi, ricercatrice
dell'Università Bicocca e responsabile scientifica
dell'osservatorio, in un webinar, evidenzia come "tra gli
aspetti positivi, si rileva un sensibile aumento delle
iniziative più mirate per alcuni target che, secondo le ricerche
scientifiche, hanno livelli di competenze finanziarie più basse
(donne, anziani, migranti…), così come la riduzione delle
disuguaglianze territoriali nella realizzazione dei progetti
(anche perché nel 2020 molti progetti sono stati realizzati
online - a causa della pandemia COVID-19).)". Infine, è stata
evidenziato un incremento del "lavoro di rete" tra soggetti di
tipo diverso (profit, non-profit, pubblici) accompagnato spesso
(ma non sempre) da una reale progettazione condivisa"
Fra i fattori negativi, spiega Rinaldi, sono "tre i
principali elementi critici che emergono dall'indagine ONEF. Il
primo: c'è una scarsa qualità delle iniziative messe in campo,
in cui gli obiettivi raramente sono definiti in modo chiaro e
specifico, nonostante le raccomandazioni Ocse Oneef degli
esperti. Il secondo: c'è uno scarso ascolto delle reali esigenze
e bisogni dei pubblici di riferimento. Il terzo: pochi sono i
programmi la cui efficacia viene monitorata e valutata e,
laddove anche ci siano riscontri positivi, è spesso difficile
trovare dei fondi per ripetere il programma in quanto a volte le
logiche di allocazione delle risorse per l'educazione
finanziaria non sono logiche di efficienza ed efficacia, ma più
di sostegno della visibilità mediatica o della social reputation
degli enti coinvolti".
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