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Monito di Moody's al governo. Piazza Affari chiude in calo

La borsa di Milano è la peggiore in Europa. Lo spread è in rialzo a 126 punti base

Finale di settimana in tensione per Piazza Affari (-1,5%), in linea col resto d'Europa, ma con l'aggiunta delle tensioni sulle sorti della crisi di governo, su cui Moody's mette sull'avviso per il Recovery: da usare, pena un'influenza negativa sul rating del Paese. Restano intanto i problemi legati al Covid 19 e ai ritardi nell'arrivo dei vaccini. A Milano il listino principale ha visto in positivo pochi titoli, Inwit (+1,4%), i farmaceutici Diasorin (+0,7%) e Recordati (+0,6%), e la parità per Mediobanca (+0,08%). Ad avere la peggio è stata Leonardo (-3,6%), insieme ai petroliferi, da Saipem (-3,5%) a Tenaris (-3,4%) e Eni (-1,4%), col greggio in calo (wti -1,5%) a 52,3 dollari al barile a sera.

In difficoltà le banche, con lo spread arrivato a chiudere in salita a 126 punti, a cominciare da Unicredit (-3,2%), Banco Bpm (-2,8%), Bper (-2,7%) e Intesa (-1,7%). Meno peggio Mps (-0,2%) che attende la settimana prossima il cda sul piano. Male le auto con Stellantis (-2,9%), dopo l'esordio in corsa sui mercati a inizio settimana, e i componenti con Pirelli (-3,1%). Altra seduta negativa per Autogrill (-3,8%), il giorno dopo l'annuncio dell'aumento di capitale. Giù Mediaset (-2,1%), che ha vinto per i diritti d'autore nei casi Dailymotion e Veoh.

Chiusura in ribasso per le principali Borse europee. La peggiore è stata Madrid (-1,06%) a 8.036 punti, seguita da Parigi (-0,56%) a 5.559 punti, Londra (-0,3%) a 6.695 punti e Francoforte (-0,2%) a 13.873 punti.

"Una maggioranza più fragile", quale quella che è emersa dal voto del Senato, "intensifica le sfide delle politiche post-pandemiche" per l'Italia. E' quanto afferma Moody's in un report dedicato alla situazione politica italiana. "Mentre le elezioni anticipate sono improbabili, questo governo indebolito affronta temibili sfide politiche sia nella gestione dell'attuale fase della pandemia che nell'assicurare un efficace e tempestivo assorbimento dei fondi europei, fondamentali per migliorare il basso potenziale di crescita dell'Italia".

"Un'incapacità dell'Italia di trarre vantaggio" dalla risorse del Next Generation Ue "allo scopo di aumentare il suo potenziale di crescita a lungo termine eserciterebbe probabilmente pressioni al ribasso sul profilo di credito" del nostro Paese. E' l'avvertimento lanciato da Moody's che, in un report dedicato alla situazione politica, ritiene più accidentata la strada dell'Italia verso i fondi europei.

Secondo Moody's le elezioni anticipate "non sono nell'interesse di nessuno dei partner della coalizione" in quanto il nuovo Parlamento, dopo la riforma costituzionale, assicura meno posti a deputati e senatori. A scoraggiare il voto contribuiscono soprattutto "i sondaggi", che indicano un risultato "sfavorevole per la maggior parte dei partiti di governo". Inoltre, la finestra per votare è "molto stretta", alla luce del fatto che all'inizio del 2022 si dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica e nel semestre bianco le urne sono precluse, senza considerare che organizzare i seggi durante una pandemia "sarebbe logisticamente impegnativo". L'accesso ai fondi del Next Generation Ue - oltre 200 miliardi di euro, l'ammontare più alto dell'eurozona ricorda Moody's - richiede che "le autorità italiane realizzino le misure programmate per semplificare i processi degli investimenti pubblici e per migliorare l'efficienza degli appalti e della pubblica amministrazione più in generale". C'è tempo fino alla fine di aprile per inviare alla Ue piani dettagliati per l'utilizzo dei fondi, sottolinea Moody's, "ma ci sono alcune grandi questioni che il governo deve risolvere, incluso il tema di quanto centralizzata sarà la gestione delle risorse e a quali priorità economiche saranno destinate". "Queste problemi di governance e di allocazione sono cruciali perché il tasso di assorbimento dei fondi strutturali Ue è stato debole", sottolinea Moody's, ricordando che nel periodo 2014-2020 l'Italia è riuscita ad aggiudicarsi solo il 39% di quanto le spettava ("uno dei livelli più bassi nella Ue"), percentuale scesa al 30,7% considerando il 2019.

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