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Anna Kanakis, scrivo per essere libera

Anna Kanakis, scrivo per essere libera

In romanzo Non giudicarmi storia barone omosessuale Fersen

ROMA, 20 dicembre 2022, 18:25

di Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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ANNA KANAKIS, NON GIUDICARMI (Baldini+Castoldi, pp.112, 15 euro)

"Scrivere ha rappresentato una maturazione per me, una crescita. Dopo la prima creatura di carta, che ho sentito interamente mia come se fosse un figlio, ho deciso che non volevo far parte di un progetto, come quando facevo l'attrice, ma essere libera. Del resto la libertà, al pari dell'amore, è la cosa più bella della vita". Racconta così all'ANSA la scelta di dedicarsi anima e corpo alla scrittura Anna Kanakis, autrice del romanzo "Non giudicarmi", edito da Baldini+Castoldi. La scrittrice, alla sua terza prova letteraria (dopo "Sei così mia quando dormi. L'ultimo scandaloso amore di George Sand" nel 2010 e "L'amante di Goebbels" nel 2011), sceglie ancora il genere storico, perché, spiega, "amo la storia e amo scrivere, mi piace l'idea di entrare nelle vite di altri che hanno vissuto nel passato, riportandoli ai giorni nostri.
    Questa volta ho infilato i pantaloni di un signore omosessuale degli anni '20". Il romanzo trasporta il lettore a Capri, esattamente al 5 novembre 1923, ultimo giorno della vita del barone Jacques d'Adelswärd-Fersen: scrittore enigmatico e sempre insoddisfatto, Fersen subisce lo stigma della diversità e cerca rifugio in un'esistenza luccicante e sofisticata, ma anche nella cocaina. Sull'isola il barone vive a Villa Lysis, una suggestiva dimora fatta costruire proprio a picco sul mare, dove si intrattiene con i suoi amanti, e dove continua a lasciarsi logorare dai suoi demoni. "Negli anni '20 per gli omosessuali c'era il reato di sodomia: anche il barone Fersen come Oscar Wilde si fece 6 mesi di prigione", dice la scrittrice, "ha subito vessazioni e umiliazioni anche dalla famiglia: una sorella si fece suora per l'onta della sua omosessualità, un'altra non lo invitò al matrimonio perché si vergognava.
    All'epoca Capri e Taormina erano i luoghi scelti dagli omosessuali per proteggersi tra di loro, e cercare di vivere ed esprimersi per ciò che erano". "Ho deciso di raccontare il suo ultimo giorno di vita perché in un certo senso è stato proprio Fersen a trovare me", prosegue, "per caso ho scoperto la sua villa: mentre tornavo da Villa Jovis mi sono persa nei vicoli, poi mi sono trovata davanti questo tempio bianco a strapiombo sul mare, che mi ha incuriosito. Ho visitato la casa, oggi museo, mi sono appassionata e prima del lockdown ho fatto tanti sopralluoghi, per capire, ricostruire fatti della sua vita ma anche rapporti e relazioni. Durante la pandemia in 6 mesi ho scritto il libro, ascoltando Rachmaninoff". E' stato difficile vestire i panni di un personaggio così complesso? "Come gli altri, anche questo romanzo l'ho scritto con la prima persona perché mi dà modo di usare gli occhi del personaggio per descrivere ciò che vede e che sente. E' sempre complicato scendere nella psicologia di qualcuno, ma tutti noi abbiamo vissuto esperienze dirette o indirette che ci hanno toccato dentro. Ho pescato da me stessa, esattamente come quando facevo l'attrice. Cerco sempre di documentarmi tantissimo perché non voglio stravolgere il personaggio, serve l'onestà quando si racconta di qualcuno che è esistito", spiega Kanakis. Perché l'omosessualità oggi è ancora un tabù? "Perché il nostro Paese culturalmente è ancora indietro. Mentre scrivevo il libro leggevo il ddl Zan, oggi c'è un nuovo corso politico e anche se all'inizio alcune dichiarazioni che ho sentito mi hanno fatto spaventare voglio essere fiduciosa, ossia credo che possa essere trovato un compromesso, un dialogo", afferma ancora, "quello che mi piacerebbe è portare con il mio romanzo un piccolo risultato per i diritti degli omosessuali, non faccio politica, e non ho altri scopi. Vorrei sensibilizzare sul tema, perché serve un'educazione sociale che non c'è, è quello che va colmato.
    Rieducare non costa niente: così come apprendono le lingue con facilità, i bambini possono assorbire anche il concetto dell'uguaglianza di persone che semplicemente si amano". Davvero esclude di tornare a fare l'attrice? Non le manca il contatto diretto con il pubblico? "La scelta di scrivere è stata per me una maturazione professionale. Poi mai dire mai nella vita, potrei tornare a recitare magari se un regista mi proponesse qualcosa di folle", conclude, sottolineando che "il contatto col pubblico ce l'ho lo stesso, grazie ai libri. Ogni presentazione per me è un'emozione fortissima". 
   

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