(di Francesco Gallo)
In JUDAS AND THE BLACK MESSIAH di
Shaka
King c'e' l'attualissima carica rivoluzionaria in un Paese come
gli
Stati Uniti dove il razzismo e' una ferita aperta (basti
pensare
solo al caso Floyd di cui si e' aperto il processo). A questo
si
aggiunga la denuncia documentata del lavoro 'sporco' fatto
dall'FBI contro i Black Panthers negli anni Sessanta, una
sceneggiatura sempre credibile e mai retorica e, infine,
lastraordinaria performance di tutti gli attori a cominciare da
Lakeith Stanfield. Il film mette in luce la storia vera di Fred
Hampton, attivista socialista rivoluzionario, presidente della
sezione dell'Illinois del Black Panther Party a Chicago e
vicepresidente del BPP nazionale, astro nascente afro
assassinato a soli 21 anni in un blitz della polizia.
Insomma questo film, in esclusiva digitale dal 9 aprile per
Warner Bros. Home Entertainment (su Apple Tv app, Amazon Prime
Video, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV,
PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio premium
su Sky Primafila e Mediaset Play Infinity), sembra una macchina
perfetta per vincere l'Oscar, specie nell'epoca dell'inclusione
anche perche' stiamo comunque parlando di un lavoro interamente
prodotto, diretto, scritto e recitato da afroamericani.
Candidato a sei statuette: miglior film, migliori attori non
protagonisti per Daniel Kaluuya (Scappa - Get Out) e Lakeith
Stanfield (Selma - La strada per la liberta' , Snowden),
sceneggiatura originale, fotografia e canzone, JUDAS AND THE
BLACK MESSIAH e' tutto nel segno di questa frase scandita per
tutto il film: "La Rivoluzione e' l'unica soluzione".
Chicago 1968. William O'Neal (Stanfield) e' un giovane ladro
molto smart che ama le automobili. Dopo un furto finito male,
per evitare la galera, diventa informatore FBI con una precisa
mission: infiltrarsi nel partito delle Pantere Nere
dell'Illinois, con l'incarico di tenere d'occhio il loro
carismatico leader, il giovane Presidente Fred Hampton
(Kaluuya).
Guidato dall'Agente Speciale Roy Mitchell (Jesse Plemons,
l'indimenticabile macellaio di 'Fargo'), O'Neal ci sguazza a
controllare la situazione e ad ottenere la fiducia del
carismatico Hampton, grande oratore, ma anche ottimo politico
capace di fare alleanze con i vari gruppi della criminalita'
nera, e non solo, per allargare il suo consenso e potere. Si
alleo' , tra gli altri con The Crowns, i Young Patriots, i Young
Lords e gli estremisti bianchi, i cosiddetti rednecks.
Di fatto O'Neal seguira' , passo passo, l'ascesa politica di
Hampton, il suo pretestuoso arresto, la carcerazione, come il
suo innamoramento per la compagna di rivoluzione Deborah Johnson
(Dominique Fishback), e non deludera' mai, dietro compenso, il
potente Direttore dell'FBI J. Edgar Hoover (Martin Sheen),
profondamente motivato a reprimere il fenomeno della Black
Panthers che terrorizzava gli americani.
Ispirato a fatti reali, il film ha pero' forse la sua chiave di
lettura nel felicissimo titolo. Perche' tutti, vedendolo, si
chiedono come l'infiltrato-Giuda possa essere davvero immune al
fascino del Gesu' -rivoluzionario O'Neil.
E cosi' ci si aspetta che, da un momento all'altro, il giovane
ladro torni sulla retta strada e smetta di fare la spia. Ma
questo pero' non accade tanto che Hampton viene ucciso durante
una retata organizzata dall'FBI proprio grazie alla sua
collaborazione.
Ma il parallelismo tra O'Neal e Giuda Iscariota non finisce qui.
Il film si apre e si chiude con le immagini di un documentario
della PBS del 1989 sui diritti civili chiamato 'Eyes on the
Prize II: American at the Racial Crossroads 1965-1985'. In
questo si trova la testimonianza del vero William O'Neal che
difende le sue scelte di spia, dicendo che lui comunque si e'
sporcato le mani, non essendo un intellettuale da salotto e
contestualizzando con la scena del tempo.
Questa sua posizione si infrange pero' con il fatto che dopo la
messa in onda del documentario O'Neal mori' investito da un
auto. Per molti, ma non per la moglie, un suicidio proprio come
quello di Giuda. Una cosa mai davvero chiarita.
Il film comunque vola sul sito di Rotten Tomatoes nei consensi
sia di critica (96%) che di pubblico (95%).
Frase cult di quest'opera altamente barricadera: "Puoi uccidere
un rivoluzionario, ma non la rivoluzione".
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