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Donne contro la paura, Carmelitane commuove l'Opera di Roma

LA PRIMA

Donne contro la paura, Carmelitane commuove l'Opera di Roma

Trionfa il dramma di Poulenc. Ovazione per Emma Dante e Mariotti

ROMA, 27 novembre 2022, 19:12

di Luciano Fioramonti

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le suore militanti di Francis Poulenc, pronte a vincere la paura della morte pur di non rinnegare la fede, contro i soprusi e i proclami delle guardie della Rivoluzione francese, tanto simili ai paladini dei fanatismi moderni, hanno aperto la stagione dell' Opera di Roma con un trionfo che ha premiato la qualità dello spettacolo e la scelta di un titolo rappresentato al Teatro Costanzi solo nel 1958 e nel 1991. Tra i nove minuti di applausi, ovazione particolare a Emma Dante per una regia con soluzioni di forte effetto e il racconto fluido nonostante i continui cambi di scena. Lo stesso tributo è andato a Michele Mariotti, alla sua prima inaugurazione da direttore musicale della fondazione romana.

 

 Grandi applausi a tutto il cast in cui hanno spiccato il soprano americano Corinne Winters, nel ruolo della protagonista Blanche de la Force; Anna Caterina Antonacci (l'anziana priora), Ewa Vesin (Madame Lidoine), Ekaterina Gubanova (Mère Marie de l' Incarnarnation), Emoke Baràt (Suor Constance). Tra le personalità che hanno assistito allo spettacolo, preceduto da un minuto di silenzio per la tragedia di Ischia, anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

 

 Niente amori travagliati né le morti classiche dei capolavori del melodramma, in questa inaugurazione coraggiosa che guarda all'attualità. Qui nella storia tutta di donne composta dal musicista francese nel 1953 su un testo di Georges Bernanos ispirato al gruppo di suore mandate al patibolo nel 1794, il dolore e il sacrificio si affrontano per difendere le idee e la libertà di come vivere e in che cosa credere. Non a caso Emma Dante ha spiegato che lo spettacolo è dedicato alle "martiri che sono state e continuano ad essere le donne". E allora gli sgherri di Robespierre che spogliano e umiliano le monache non possono non far pensare alle violenze di oggi, e l' annuncio della chiusura del convento con il divieto di continuare a vestire gli abiti religiosi rimanda al suo rovescio attuale, la costrizione al velo e ai vincoli religiosi contro cui si stanno ribellando le donne iraniane.
 Emma Dante ha riempito di simboli la sua potente e commovente messa in scena, a partire dalla croce che incombe lungo i tre atti, fissa o oscillante, poi con un Cristo che è insieme uomo e donna e scende tra le suore fino a confondersi con loro, e infine con Blanche, l'ultima a morire, che come presagio aveva aggiunto proprio l' Agonia di Cristo al suo nome da Carmelitana. Il destino delle suore combattenti è indicato dai bei costumi di Vanessa Sannino, tra la tonaca e la corazza, che a tratti si trasforma in una camicia di forza, e il copricapo che è elmetto e aureola. Poulenc mostra anche la fede vacillante proprio nella priora in punto di morte, resa in modo intenso da Anna Caterina Antonacci. Le belle scene di Carmine Maringola e le luci di Cristian Zucaro disegnano ambienti dominati dalle grate tra le quali si muovono le religiose della comunità.
 La regista, che ha voluto indagare sulla femminilità delle suore prima della scelta monastica, ha costruito la scena su una serie cornici con le donne dipinte da Jeacques-Louis David che diventano le porte delle celle del convento e infine la ghigliottina che metterà fine alle loro vite. "Il gesto delle Carmelitane - ha spiegato la regista -. E' più poetico che fanatico e la scelta di morire è legata a qualcosa di spirituale, anche se resta una decisione che fa paura".
Michele Mariotti ha guidato saldamente l'orchestra e il coro, (diretto da Ciro Visco al suo debutto con l'Opera di Roma, nella trama musicale "semplice, forte, enigmatica" lungo la quale si snoda il recitar cantando che nel secondo atto lascia spazio alla melodia struggente del duetto tra Blanche e il fratello. "Il nostro desiderio - ha detto il maestro - è prendere per mano il pubblico nella convinzione che il teatro deve essere lo specchio della realtà in cui viviamo e offrire le chiavi per affrontarla. I Dialogues nel nostro presente diventano un inno alla libertà in difesa dei diritti sacrosanti delle donne e di ognuno di noi".

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