(ANSA) - BOLOGNA, 09 FEB - Nato a Crema il 22 gennaio 1830 e
morto a Bergamo il 24 novembre 1889, Vincenzo Petrali è un
musicista pressocché sconosciuto anche agli addetti ai lavori;
eppure si tratta del più importante organista italiano dopo il
ferrarese Girolamo Frescobaldi e prima del bresciano Marco
Enrico Bossi. Il nome di Vincenzo Petrali sta per tornare alla
ribalta grazie al lavoro di ricerca dell'organista e
clavicembalista bolognese Matteo Messori (insegnante ai
Conservatori di Venezia e Bergamo) che ha scoperto nella
Biblioteca Civica di Bergamo un grosso fondo finora mai
catalogato, ignoto anche a musicisti e studiosi, contenente gli
autografi del compositore cremasco.
Il frutto di queste ricerche, iniziate nell'aprile del 2021,
è confluito in un'edizione moderna delle musiche per organo di
Petrali, riunita in quattro fascicoli, in uscita dalla casa
editrice e discografica Da Vinci Edition. In questo biennio di
minuzioso lavoro, Messori ha portato alla luce anche notizie
biografiche e curiosità di quello che era definito "il principe
degli organisti" che godeva della stima nientemeno che di
Gioachino Rossini che lo chiamò al suo fianco a Pesaro come
primo professore di organo del Conservatorio. Fu proprio in quel
periodo, nel 1885, che l'istituzione pesarese si dotò di uno dei
primi e più grandi organi da concerto (con tre tastiere e
pedaliera e una settantina di registri) costruiti in Italia:
Matteo Messori ha scoperto tutta la musica scritta per
l'inaugurazione di quel grandioso strumento (tra cui uno dei
primi omaggi fatti in Italia a Bach, in un'epoca in cui il
compositore tedesco era assai poco conosciuto e raramente
eseguito nel nostro Paese) e che a breve sarà disponibile.
"Petrali - spiega Messori - era anche eccellente pianista,
violinista, violista, violoncellista e contrabbassista (suonava
in quartetto con Alfredo Piatti e Antonio Bazzini ed era cugino
del più celebre contrabbassista di sempre, Giovanni Bottesini),
nonché grande esecutore di strumenti a fiato. Come direttore e
compositore per banda, alcuni studiosi lo considerano l'autore
dell'inno dell'Internazionale Socialista, forse plagiato da una
sua precedente composizione, la marcia Orobia". (ANSA).
Scoperto fondo del compositore e organista Vincenzo Petrali
A Bergamo da parte dello studioso bolognese Matteo Messori
