"Nostro malgrado, siamo costretti a
rimandare i concerti previsti per l'1, 2 e 3 ottobre a Bologna".
Così Cosmo - dopo un'apertura prospettata dal ministro
Franceschini che aveva ipotizzato di considerare i live di Cosmo
come test per una capienza più ampia degli spettacoli dal vivo -
annuncia l'impossibilità di tenere i suoi show "per le scelte
fatte dalla politica, e per i tempi della burocrazia. Non certo
per una situazione di emergenza ospedaliera".
"Purtroppo il governo ha detto che si esprimerà sulla
possibile abolizione del distanziamento soltanto il prossimo 30
settembre - spiega in un lungo messaggio -, il giorno prima di
un evento che ha bisogno di tempo per essere allestito e che non
può rischiare di venire bloccato last minute con tutto quello
che ne comporterebbe". L'idea di Cosmo era "di poter creare
un precedente sensato che aiutasse lo Stato e il settore a
marciare verso una riapertura reale e non fittizia. Credevamo -
e lo abbiamo fatto prima ancora che il governo si esprimesse nel
merito - che l'utilizzo del green pass potesse essere un veicolo
per ricongiungerci alla normalità e anche un mezzo per spingere
la comunità (e soprattutto le fasce più giovani) a vaccinarsi".
Cosmo si dice "deluso" dal modo in cui alcuni provvedimenti
hanno trasformato "quella che di fatto era un'opportunità in una
minaccia e dando vita a un paradosso: mentre i concerti sono
sempre di più militarizzati, controllati a vista, pieni di
vincoli e regole da seguire, fuori dalle arene dedicate alla
musica sembra sia possibile fare tutto quello che da decreto
risulterebbe vietato nei nostri eventi". "Chi prende le
decisioni ignora, tra le varie cose, quanto sia frustrante e
ingiusto vedere i nostri colleghi di tutto il mondo poter
lavorare a pieno regime - conclude - mentre qui ancora dobbiamo
discutere se sia lecito o meno fare i concerti con il pubblico
in piedi e non solo con le sedute".
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