A distanza di un mese dal primo capitolo di Zerosettanta, l'opera monumentale da 40 brani in tre dischi voluta per celebrare i suoi 70 anni, Renato Zero pubblica il secondo capitolo del progetto (per Tattica), in attesa del terzo che arriverà tra un altro mese, a fine novembre a completare la trilogia. "Tre album che mi rappresentano, ci sono le ballad, una strizzata d'occhio al rock e la voglia di rispolverare canzone di protesta perché noi artisti abbiamo il dovere di esprimerci ed esporci anche per il pubblico che magari non ha l'opportunità di mostrare le proprie ragioni. Un impegno che ho assunto da quel lontano 1973 quando iniziai il mio presidio nella musica".
E anche per questo non si tira indietro davanti a un mondo che cambia, di cui lui - da sempre - si è fatto paladino per l'espressione delle libertà personali. Come l'apertura di papa Francesco alle unione delle coppie gay. "Non si può non essere d'accordo. Non voglio che accada più a nessuno, come è successo a me, che ti vengano fatte le risonanze magnetiche per capire cosa hai nelle mutande. C'è bisogno di grande rispetto verso queste persone e verso noi stessi. Dobbiamo essere in grado di comprendere che il mondo si modifica continuamente e le esigenze dell'umanità si differenziano. Non possiamo dare per scontato nulla e anzi dobbiamo essere sempre comprensivi e tolleranti con tutti".
Concetti che ritornano anche in Zerosettanta - Volume Due che si muove, come già il primo, tra amore, fede, tempo. Un Renato Zero che si racconta anche attraverso diversi generi musicali, tipologie ritmiche ed armoniche. Perché l'input è sempre lo stesso: dire, anziché tacere. "La prerogativa dei tre album - racconta l'artista da 50 milioni di dischi venduti - è la varietà degli spunti, delle esecuzioni e la tipologia dei brani.
Pur avendo l'artista una sua identità ha il dovere di andare a toccare delle varianti, una differenziazione di genere e di atmosfere. Coerenza non significa appiattimento della musicalità e mutabilità e curiosità sono prerogative essenziali dell'essere artista". Con Zerosettanta l'attenzione è andata anche all'esaltazione del lavoro manuale, "vera forza motrice, per mettere a tacere tutti plug-in e gli artifici che vengono adottati oggi nella musica italiana".
Un pensiero va anche ai lavoratori dello spettacolo, duramente colpiti dalla crisi legata alla pandemia. "Mi rivolgo ai miei colleghi: per superare questo guado bisognerebbe autotassarci, elargire una percentuale sugli incassi a copertura di certe sofferenze". Lo stesso artista aiuterà il suo staff, destinando una parte dei ricavi delle vendite dell'album Zerosettanta. "Chi dice che la cultura non dà da mangiare è uno stronzo e forse neanche un buon italiano. Ci vuole il piatto di pasta, ma anche poesia, musica, pittura, arte che sono cibo dell'anima", aggiunge il cantautore che va all'attacco della politica che "dovrebbe avere la capacità di calarsi nella vita degli italiani. E' scandaloso che il governo non sia stato in grado di prepararsi con efficacia verso i lavoratori, alcuni dei quali aspettano da mesi la cassa integrazione: è grave e offensivo. Se noi non paghiamo le tasse ci vengono a prendere a casa".
Seppur critico (anche nei confronti delle chiusure dei ristoranti alle 18, "alle 13 il virus non gira?") rispetta tutte le restrizioni sul covid, "ma pur con la mascherina scendo volentieri in strada: ho bisogno del saluto, dei miei amici. Non mi piace il terrorismo e non voglio esserne vittima". E invita tutti a mantenere saldi i contatti con il mondo esterno: "Non passate dalla tazzina di caffè al tavor". A guardarsi indietro, ammette di aver avuto sempre un rapporto "nervoso" con il tempo che passa, ma "mi ha dato l'opportunità di arrivare ai 70 e non mi sento di colpevolizzarlo in nessun modo. Mi conforta essere riuscito a mettere a segno i miei programmi". L'unico cruccio rimane sempre non aver realizzato Fonopoli. "Ma forse c'è ancora tempo per togliermi questa soddisfazione nei confronti di quelli che mi volevano buttare nelle braccia dei palazzinari. Darò fiato alle trombe e metterò su questa palestra di vita".