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Wilbur Smith, ''I libri sono diversi fra loro come le persone''

Wilbur Smith, ''I libri sono diversi fra loro come le persone''

Da “Leopard Rock. L’avventura della mia vita”

14 novembre 2021, 16:25

Redazione ANSA

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Wilbur Smith. © Orion Mintaka (UK) Ltd, 2018 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Wilbur Smith. © Orion Mintaka (UK) Ltd, 2018 - RIPRODUZIONE RISERVATA
Wilbur Smith. © Orion Mintaka (UK) Ltd, 2018 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Da “Leopard Rock. L’avventura della mia vita”, di Wilbur Smith

''I libri sono diversi fra loro come le persone. Non esistono regole, modelli o garanzie. Quasi sempre, se scrivi un romanzo e vuoi vederlo pubblicato, stai invitando la sofferenza a entrare nella tua vita, ma ciò non significa che tu non debba tentare. Come in ogni impresa, come nel realizzare ogni sogno, come nella vita in genere non bisogna mai arrendersi! La fortuna aiuta gli audaci. Quando cominciai a scrivere mi sentii dire da gente del settore: «Arrivi tardi, l’epoca dei libri è finita», così replicai: «D’accordo, terrò duro». Ormai scrivo da più di cinquant’anni. Sono stato tanto fortunato da evitare le grandi guerre e non farmi sparare, ma anche tanto fortunato da crescere fra gli eroi che avevano combattuto in quei conflitti e da imparare dal loro esempio. Ho avuto la fortuna di vivere e scrivere quando i libri rappresentavano una parte essenziale della società e le persone non erano distratte da cellulari, tablet o computer. Ho sempre avuto fortuna. Mi sono ritrovato in situazioni che sul momento sembravano terrificanti, persino catastrofiche, ma da cui è scaturita un’altra storia o una conoscenza più profonda dell’indole umana e la capacità di esprimermi meglio sulla carta, e quindi di scrivere libri che sempre più persone hanno letto e continuano a leggere. Nel frattempo ho assaporato una vita che non avrei mai potuto immaginare. Ho avuto il privilegio di conoscere persone provenienti da ogni angolo del pianeta. Sono andato ovunque il mio cuore abbia desiderato e i miei libri hanno anche portato i lettori in molti, moltissimi luoghi diversi. Come amo ripetere, ho fatto scoppiare guerre, raso al suolo città e ucciso centinaia di migliaia di persone, ma solo nella mia immaginazione. Non sono più obbligato a scrivere – sotto il profilo economico non sono più costretto a farlo da tempo – ma continuo a farlo perché traggo un enorme piacere dal raccontare storie. Un giorno Stephen King, molto gentilmente, ha detto: «Ci si può perdere nel mondo di Wilbur Smith». Be’, anch’io mi perdo nel mondo di Wilbur Smith. C’è stato un momento nella mia vita in cui trovavo molto eccitante il pericolo: pilotavo aerei, guidavo auto veloci, uscivo con donne ancora più veloci, davo la caccia ad animali pericolosi, tutte attività che mi spingevano verso l’orlo del precipizio. Ho attraversato momenti difficili, ho avuto matrimoni poco riusciti, ho visto persone care morirmi fra le braccia, ho passato notti in bianco senza concludere nulla, ma alla fin fine tutto questo ha reso la mia vita straordinariamente piena e magnifica, con una donna che è diventata la mia anima gemella nell’autunno della mia esistenza. Il mio obiettivo è scrivere fino a cent’anni, vivendo con lo stesso entusiasmo che attribuisco ai personaggi dei miei libri. Voglio essere ricordato come qualcuno che ha dato gioia a milioni di persone e che ha trascorso ore meravigliose nel farlo. Guardo indietro alla mia vita e non ho rimpianti. Adesso, in tarda età, quando le foglie d’autunno diventano d’oro, marrone bruciato, arancione acceso, io mi sto divertendo moltissimo. Non smetterò di scrivere fino a quando non smetterò di respirare, e anche in quel momento il coperchio della mia bara si aprirà cigolando e una mano scheletrica emergerà e scriverà la parola FINE. Come ha scritto Hilaire Belloc: Quando sarò morto, spero si potrà dire: “I suoi peccati sono stati atroci ma i suoi libri sono stati letti”.

©Orion Mintaka (UK) Ltd, 2018 Originally published by Bonnier Zaffre, London, Uk ©2018 HarperCollins Italia S.p.A

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