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Orsola Severini, Il consolo

Libri

Orsola Severini, Il consolo

Un storia vera e una denuncia sul tema dell'aborto terapeutico

ROMA, 04 novembre 2021, 13:10

(di Marzia Apice)

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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ORSOLA SEVERINI, IL CONSOLO (Fandango Libri, pp.160, 16 euro). "Camminiamo lentamente, senza parlare, nel lungo corridoio illuminato dal neon, come in una strana coreografia. Neanche ora ci guardiamo negli occhi, siamo delle estranee, ognuna con la propria storia. Eppure, avverto un chiaro sentimento di appartenenza, siamo tutte accomunate dalla nostra scelta e, ora che è stata compiuta e che ci ha trasformate, ce ne torniamo insieme nel mondo". C'è il bisogno di non trattenere il proprio dolore, ma anzi di confessarlo, insieme alla volontà di denunciare la solitudine e il senso di colpa a cui sono condannate le donne che in Italia vivono l'aborto terapeutico ne "Il consolo", libro d'esordio di Orsola Severini, edito da Fandango. A partire dalla propria storia, l'autrice affronta un tema spinoso, di cui nel nostro Paese è ancora difficile parlare, ma che purtroppo riguarda moltissime donne. La vita perfetta della Severini - un matrimonio felice coronato dalla nascita di due figli, la casa nel quartiere Parioli, un lavoro part-time per seguire la famiglia - viene incrinata dall'impossibilità di portare avanti la sua terza e molto desiderata gravidanza: la traslucenza nucale del feto infatti evidenzia una anomalia tanto grave da dare come possibili esiti un aborto nei mesi successivi o una morte dopo la nascita. Dopo la decisione di sottoporsi ad aborto terapeutico, inizia per l'autrice un calvario fatto di solitudine e strutture inadeguate, di mancanza di aiuto pratico e di supporto umano, oltre alla quasi assenza di medici non obiettori. Quello che più ferisce per Severini è proprio il sentirsi una reietta, un "pezzo di carne" su cui agire, e l'essere additata per una scelta "compiuta per amore" ma che risulta essere ancora un'onta nell'Italia del XXI secolo: "Pensavo che prendere questa decisione fosse la cosa più terribile che mi potesse capitare, ma ora comincio a intuire che, probabilmente, è ancora più terribile essere giudicata per questa scelta, da professioniste del settore, da altre donne, quando l'unica cosa di cui ho bisogno è umanità, aiuto, o almeno una semplice indicazione pratica su come uscirne", scrive Severini. Il libro offre all'autrice anche la possibilità di fare un percorso "a ritroso" su se stessa e nella propria vita, raccontando la sua famiglia d'origine, l'infanzia, il rapporto con la mamma e principalmente con il papà, medico calabrese comunista dalla personalità ingombrante. E' proprio sul padre, sulla sua esistenza di eccessi e passione politica, di generosità nella professione e di precarietà e incomunicabilità negli affetti, e soprattutto sulla sua morte e su ciò che ne è scaturito, che Severini si concentra, cercando di ricostruire le macerie emotive lasciate dalle due perdite, quella paterna e quella di un figlio che seppure mai nato "non è come se non fosse mai esistito". Da qui il riferimento al consólo del titolo, inteso non solo come l'usanza dell'offerta di cibo da parte della famiglia calabrese dopo il funerale del padre, ma anche come il tentativo di partire dall'analisi di un'esperienza lacerante per mettere insieme i pezzi e ripartire, superando lo sguardo giudicante della società e la colpevole inadeguatezza della sanità.
   

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