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>ANSA-FOCUS/McCann, il dolore che unisce Israele e Palestina

>ANSA-FOCUS/McCann, il dolore che unisce Israele e Palestina

Lo scrittore, se diventa film Spielberg protagonisti coinvolti

MANTOVA, 11 settembre 2021, 20:30

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(dell'inviata Mauretta Capuano) Potrebbe "svolgersi ovunque" la storia del palestinese Bassam e dell'israeliano Rami, due padri accomunati da una tragedia: la morte delle loro rispettive figlie. A dirlo è lo scrittore irlandese National Book Award Colum McCann che la ha raccontata in 'Apeirogon' (Feltrinelli) al suo arrivo a Mantova dove il 12 settembre chiuderà, in un attesissimo incontro, la 25/ma edizione del Festivaletteratura di Mantova.
    Abir ha 10 anni e viene colpita da un proiettile di gomma e Smadar ha 13 anni, ed è vittima di un attentato suicida. Nel conflitto israelo-palestinese, nelle strade che sono autorizzati a percorrere, Bassam e Rami diventano amici per la pelle e fanno del loro dolore un'arma per la pace nel romanzo di McCann. "La storia di Rami e Bassam è in fondo la storia delle loro figlie.
    La cosa più interessante per me è stato pensare che tutti possiamo essere più o meno complici in qualche maniera e più o meno coinvolti. Questo romanzo non è un libro esclusivamente sul conflitto israelo-palestinese, potrebbe essere ambientato un po' ovunque, da Roma a Dublino passando per il Bronx. Tutti siamo coinvolti e implicati anche se non lo sappiamo. Del resto non è forse vero che gli scienziati odierni sempre di più convergono verso una formulazione della teoria del tutto che forse è una unica storia?" dice all'ANSA McCann.
    'Apeirogon', pubblicato nella traduzione di Marinella Magrì, potrebbe diventare un film di Steven Spielberg. "Alla trasposizione cinematografica abbiamo pensato a lungo e molto approfonditamente e ci stiamo ancora pensando. Sono andato a riferire di questa proposta a Rami e a Bassam e ne abbiamo parlato a lungo chiedendoci: 'ma possiamo fare questa cosa, dobbiamo farla? Ci siamo messi ad analizzare i possibili benefici e fantasmi. Abbiamo chiesto che se questa trasposizione verrà realizzata le due famiglie, quella di Rami e quella di Bassam, siano coinvolte nel processo a livello di consulenza, che possano dire la loro, che abbiano voce in capitolo sulla sceneggiatura. Tutte le persone che sperano di realizzare questo film si prefiggono di raggiungere un risultato che sia equilibrato, che sia Spielberg a dirigere o produrre o che sia un altro regista. Ovvio che capiamo quali possono essere i rischi. Io però sono fiducioso che dalla trasposizione cinematografica possa emergere lo spirito vero di questa storia.
    L'ok è venuto fortemente da entrambe le famiglie. La storia non è facile da raccontare. Spero e confido che il risultato sarà fedele allo spirito del mio libro e alle persone che sono direttamente implicate". E cosa pensa lo scrittore, che è irlandese ma è tornato più volte in quei territori e in una di queste ha incontrato i due uomini che hanno ispirato questa storia, del conflitto tra Israele-Palestina? "Mi limito ad ascoltare Rami e Bassam e quello che dicono. Dobbiamo smetterla di pensare a quale sarà la soluzione. Prima di tutto israeliani e palestinesi e non occorre che si vogliano bene, che si siamo simpatici, devono cominciare a capirsi. Se no non potrà mai cominciare quel processo che fa sì che si spezzino le barriere e ci si cominci ad avvicinare veramente alla pace. Però occorre che finisca l'occupazione. Queste sono le premesse indispensabili. In quei luoghi ci sono stato a lungo, ho fatto più viaggi e ho un vero amore per quella terra e le persone che la abitano. Dobbiamo ascoltare la profonda intelligenza che viene dal dolore che è quella di Rami e Bassam" afferma lo scrittore. E spiega: "sono irlandese. Il nostro conflitto è andato avanti per 800 anni e siamo riusciti ad avviare un processo di pace che ha dato dei frutti interessanti. E' chiaro che penso che finisca questo conflitto, ma bisogna capire in che modo può finire. E per farlo finire dobbiamo tutti dare ascolto a Rami e Bassam" ribadisce lo scrittore secondo il quale la "pandemia ci ha fatto sentire tutti insignificanti e al tempo stesso molto importanti perché è diventato fondamentale tutto, anche il modo in cui ti comporti uscendo di casa".
    Per scrivere questa storia strutturata come una composizione, per canti, geometrica, ci sono voluti 5 anni. "A due anni da quando ho cominciato a scrivere ho avuto uno di quei momenti in cui si dice Eureka! Ho trovato la chiave. Bassam e Rami raccontano la storia delle figlie per mantenere in vita le figlie. Ma questo mi sono detto è Shahrazad. E' molto difficile scrivere tanti canti, tanti capitoli con la necessità di tenere insieme tutto come se stessi componendo una sinfonia. Mi pare di aver trovato la via per raggiungere una certa armonia con questo espediente de 'Le mille e una notte'" dice MCCann e si prepara all'evento conclusivo di domani dedicato a 'La rivoluzione è capire l'altro'.
   

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