(dell'inviata Mauretta Capuano)
Paradossale, vulcanico, il
filosofo sloveno Slavoj Zizek ripete più volte, al suo arrivo al
Festivaletteratura di Mantova, di "non essere pessimista". E'
convinto che la "filosofia non possa parlare al futuro",
sostiene che la pandemia sia "tornata utile al sistema" e che
"occorra un coordinamento globale per far fronte alla minacce
che ci aspettano" e apre al reinventarsi. Nel suo nuovo libro
'Hegel e il cervello postumano' (Ponte alle Grazie) propone
un'immagine di Friedrich Hegel inconsueta.
"Ho voluto descrivere i rischi che intravedo per il futuro se
ci sarà questo cambiamento totale della nostra identità, legato
al fatto che avremo un collegamento diretto da cervello a
cervello perché, come ben sapeva Hegel, la creatività dipende
sempre dal dire le cose non come tutti se le aspettano, ma in
maniera un po' diversa. Ci sono due pensatori italiani che hanno
descritto al meglio quali siano i pericoli e i rischi che
comporta per noi lo scoppio di questa pandemia e le necessarie
misure di auto protezione degli altri. Uno è Giorgio Agamben che
ha posto l'accento sul bio-potere e l'altro è Fabio Vighi che
insegna a Cardiff, in Galles, che ha sostenuto che il
capitalismo mondiale era già prossimo a una seconda crisi
devastante come quella del 2008, prima della pandemia. E questo
lo dicono molti esperti. Dal punto di vista di Vighi la pandemia
è scoppiata al momento giusto perché il sistema capitalistico è
riuscito a evitare di nuovo di andare in una crisi devastante
grazie al fatto che ha ricevuto, a causa della pandemia, questo
gigantesco flusso di denaro stampato di fresco. Questo ci ha
salvato dalle conseguenze più disastrose" spiega Zizek. E
precisa: "Sia ben chiaro, io non penso che la pandemia non
esista, come dicono tanti che io reputo dei semplici paranoici,
dico che la pandemia è tornata utile al sistema. Tuttavia non
sono troppo pessimista e credo che noi esseri umani abbiamo
bisogno di reinventarci" sottolinea Zizek e invita ad un'azione
di coordinamento globale. "Attenzione, non sto parlando del
governo globale che sarebbe un'occasione per un fiorire di
corruzione. Ma i problemi non si possono risolvere a livello
locale. Non voglio dire che tutto è perduto, ma dobbiamo
cominciare a pensare globalmente e non possiamo più ricorrere ai
vecchi strumenti. Provenendo io dalla sinistra, arrivo ad
ammettere che potrebbero essere più bravi a gestire una
situazione di questo genere i conservatori moderati, come sono
io, che la sinistra tradizionalmente intesa" afferma e poi si
definisce, in modo provocatorio, "un conservatore moderato
comunista". E avverte: "Ci attendono grandi prove. Le cose
cambieranno ancora in modi che non riusciamo ad immaginare".
Zizek nel suo libro cerca di comprendere il mondo nuovo,
iperconnesso e tecnologico attraverso gli occhi di Hegel. "La
lezione di Hegel non è quella del pensatore della tragedia, del
pessimismo, del non fare niente. E' l'insegnamento del 'sappi
che le cose per quanto le hai pensate bene andranno storte e
quindi provaci ancora'. Mi sembra molto attuale. Per Hegel la
filosofia può descrivere un mondo che è già in declino, al
tramonto, non può parlare del futuro" dice Zizek che ha voluto
ricordare l'11 settembre 2021 l'anniversario del crollo delle
Torri Gemelle: "Per me il significato spirituale di questa cosa
è che tocchiamo con mano il fatto che è finito il sogno della
fine della storia".
Convinto che le mascherine "servano a tenere dentro, non
fuori il virus" ha poi raccontato che nella pandemia non ha
sofferto di solitudine: "A me piace stare solo nella folla di
una grande città. In pandemia ero solo, ma tutti volevano
comunicare con un bombardamento di messaggi. Per il dopo
pandemia spero emerga un nuovo modo di stare solo nella folla" e
si è scatenato in una serie di paradossi. "Tutti i migliori
libri scritti su Hegel sono quelli di autori che non avevano
letto veramente tutto Hegel. Credo nella parzialità creativa". E
ancora: "A Oslo il mio museo preferito è quello di Edward Munch.
Non ci vado per i quadri ma per lo shop: c'è un originalissimo
cuscino che ha un meccanismo che quando ci poggi la testa sopra
si mette a urlare e richiama il famoso Urlo di Munch. Mi piace
pensare che si possa superare il consumismo eccedendo nel
consumismo" spiega lo studioso sloveno, tra gli autori in
presenza più seguiti del festival.
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