(di Marzia Apice)
LUCA NANNIPIERI, CANDORE IMMORTALE
(Rizzoli, pp.240, 16 euro). Un'impresa unica e insieme un atto
di giustizia, nell'incontro-scontro tra due giganti, Napoleone
Bonaparte e Antonio Canova. Può sorprendere gli appassionati di
storia così come quelli di arte "Candore immortale", romanzo di
Luca Nannipieri, in libreria con Rizzoli dal 13 settembre, che
racconta come il grande scultore neoclassico riportò in Italia
centinaia di capolavori, tra quadri e statue, rubati dal
condottiero francese. Mescolando in un delicato equilibrio fatti
realmente accaduti a elementi di fiction, il libro riporta
indietro il lettore nel tempo, all'epoca in cui, a cavallo tra
il 1700 e il 1800, sia Canova che Napoleone erano in piena
attività: il primo a creare quelle celebri sculture che lo
resero famoso in tutte le corti europee, il secondo a realizzare
il suo impero, un sogno di potenza che portava con sé anche
l'utopia di un museo, il Louvre, in cui far confluire il meglio
dell'arte mai prodotta, dall'antichità in poi. Tra descrizioni
dettagliatissime e accurate, che ricostruiscono lo spirito del
tempo, ed eventi storici appassionanti, il libro narra ciò che
accadde da quando Napoleone arrivò a conquistare Milano, a
quando, dopo che a Waterloo nel 1815 il suo imperò crollò,
Canova fu messo dallo Stato Pontificio a capo di un'operazione
speciale, per far rientrare in Italia la grande arte rubata.
Anche se non del tutto, Canova ci riuscì: e nel libro alla fine
un'appendice riporta l'elenco dei capolavori tornati 'a casa' e
le opere invece rimaste al Louvre di Parigi o in altri luoghi
francesi. Ma nel romanzo, scritto proprio in occasione dei 200
anni dalla morte di Canova (il 13 ottobre 1822), c'è spazio
anche per il racconto dettagliato di un'arte immortale, da
Leonardo da Vinci a Michelangelo, da Raffaello a Tiziano, e per
due donne coraggiose, delineate da Nannipieri con efficacia, che
non ebbero paura di opporsi alla tirannia. "Ho raccontato un
atto rivoluzionario", dice l'autore in un'intervista all'ANSA,
"è la prima volta infatti nella storia dell'uomo che un popolo
vinto riceve in restituzione una così grande quantità di
capolavori d'arte sottratti in guerra". E' stato difficile
raccontare due personalità geniali come quelle di Napoleone e
Canova? "Ho cercato di raccontarli per quello che erano",
spiega, "Napoleone ci viene sempre restituito solo come un genio
militare, come un grande condottiero. Vero, ma lui è stato anche
un massacratore, esattamente come oggi è Putin. E la sua
crudeltà non va dimenticata". "Anche con Canova ho seguito lo
stesso metodo", prosegue l'autore, tra i critici d'arte italiani
più noti, "è stato un grandissimo artista, ma non certo un eroe.
Canova infatti è stato suddito del potere: ha sempre assecondato
le esigenze di chi comandava. Poi certo ha realizzato capolavori
incredibili, ma io ho voluto mostrarne anche il lato umano". Nel
libro un posto d'onore meritano due figure femminili, Domenica e
Madame Beautè, "le vere protagoniste del romanzo", dice
Nannipieri, "le donne sono state dimenticate dalla storia, ma
hanno dimostrato più coraggio degli uomini". Come è riuscito a
dosare gli elementi di fiction con quelli storici? "E' stato un
lungo lavoro, durato due anni", prosegue, "ho deciso di scrivere
un romanzo per avere la libertà dell'infedeltà, condizione
necessaria per creare. Il saggio storico mi avrebbe imposto dei
limiti, che sono i documenti scritti. Di certo la documentazione
è stata lunga e articolata, proprio perché il mio obiettivo era
dare l'affresco di un'epoca, scrivendo una storia verosimile. Ho
letto migliaia di pagine, mi sono documentato su quale fosse la
vegetazione all'epoca, su come vestivano e cosa mangiavano le
persone. Sono stato più volte in quel luogo magico, unico al
mondo, che è il Museo Gypsotheca di Possagno, dove si vedono
gessi, disegni, le opere di Canova al loro stadio iniziale. Ho
lavorato sui testi, anche sull'epistolario tra Canova e
Napoleone. Mentre di quest'ultimo sono andato a ricercare tutti
i luoghi in cui egli è stato per ritrovare le testimonianze
della sua venuta in Italia".
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