(di Mauretta Capuano)
Gli italiani neri esistono, anche se
si tende a negarlo e si alza subito un muro di incredulità ogni
volta che si parla di razzismo. La questione della razza e il
filtro che si usa nell'affrontare la questione è stata il filo
rosso di due seguitissimi appuntamenti del giorno di
inaugurazione di 'Più libri più liberi', la fiera nazionale
della piccola e media editoria alla Nuvola dell'Eur a Roma, che
si è aperta il 4 dicembre.
Due scrittrici e giornaliste, Nadeesha Uyangoda, nata in Sri
Lanka, che vive in Brianza da quando aveva sei anni, autrice del
saggio memoir 'L'unica persona nera nella stanza' (66thand2nd) e
la britannica Reni Eddo-Lodge, classe 1989 , autrice di 'Perché
non parlo più di razzismo con le persone bianche' (E/O) hanno
alzato il velo sulle difficoltà di affrontare il razzismo in
Europa e in Italia.
"Siamo ancora sotto l'impronta e il patrimonio del colonialismo
e altro. Il razzismo è ancora vivo ed è nostro dovere
smantellarlo, eliminarlo. Solo le persone lo possono fare" dice
all'ANSA la Eddo-Lodge.
E Nadeesha Uyangoda spiega:"ho la sensazione che spesso per
parlare di razza e razzismo si usi un filtro americano,
veicolato da quella potenza che sono gli Stati Uniti e un po'
dal dominio culturale che esercitano attraverso la rete sul
resto del mondo. Ritengo ci sia una questione razziale anche in
Italia e che sia una declinazione di un razzismo strutturale,
globale che è figlio, è eredità di quattro secoli e più di
colonialismo".
Ma com'è la situazione razziale in Italia? "Penso ci sia da
tanto tempo però si faccia fatica ad affrontarla. Si fa fatica
anche soltanto a nominare il razzismo in Italia perchè viene
vista subito come un'accusa da cui difendersi, non tanto una
parola che potrebbe portare a una riflessione e anche ad una
ricerca di consapevolezza rispetto al razzismo perchè gli
italiani neri esistono e subiscono il razzismo" dice Nadeesha.
Come? "A vari livelli: in maniera fisica, verbale ma anche
strutturale, sistemica. Attraverso barriere di accesso in
diversi settori. Per esempio oggi siamo in un luogo culturale.
Domandiamoci nelle stanze della cultura in Italia se vediamo
spesso gli italiani neri. Se non ci sono quella è anche una
questione razziale. Gli italiani neri esistono nella società.
Sono italiani a tutti gli effetti. Sono nati e cresciuti qua
eppure hanno una rappresentanza politica? No, non sempre.
Secondo me il razzismo è questo e cerco di evidenziarlo anche
nel libro. Si presenta sotto forma di normative, pensiamo alla
riforma della cittadinanza che non c'è mai stata. Questo
condiziona moltissimo l'immaginario: ci dice che gli italiani
sono bianchi, hanno una cultura occidentale, sono cattolici.
Però noi vediamo italiani neri che hanno il turbante, portano il
velo, che hanno una identità sfaccettata e multiforme".
Ma c'è una differenza tra il razzismo italiano e quello di altri
paesi? Il giornalista britannico Gary Younge dice che la
differenza tra razzismo europeo e razzismo statunitense è che il
primo è sempre stato praticato fuori dai confini del continente,
nelle colonie, mentre il razzismo statunitense è avvenuto sempre
entro i confini degli Stati Uniti, con la segregazione e prima
con lo schiavismo. Quindi il razzismo negli Stati Uniti forse è
più sentito mentre in Europa sembra che sia lontano dagli occhi
e quindi se ne può non parlare" racconta l'autrice di 'L'unica
persona nera nella stanza' che con Reni Eddo-Lodge ha cercato
proprio di capire come mai la narrazione statunitense domini su
quella europea.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA