Marcello Baraghini, storico editore
di Stampa Alternativa e della collana di libri tascabili
'Millelire', nata nel 1989, lancia lo slogan di protesta "No
alla censura, sì alla solidarietà" contro la scelta del Festival
'Insieme- Lettori, Autori, Editori', dall'1-4 ottobre a Roma,
di escludere dagli incontri il libro dal carcere di Mario
Trudu, 'La mia Iliade. Un'odissea di quarant'anni a inseguire la
vita'.
"Come 'Strade Bianche' di Stampa Alternativa saremo presenti con
uno stand a questo evento, perché offre accesso gratuito ai
lettori, a differenza degli storici saloni del libro. Sono
stati, poi, proprio gli organizzatori - spiega Baraghini - a
invitarmi a proporre un titolo da presentare nel programma
ufficiale. Eppure hanno fatto un passo indietro quando ho scelto
questo potente e provocatorio testo di Mario Trudu, pastore
sardo ed ergastolano ostativo, morto mesi fa per un male senza
aver avuto la possibilità di farsi curare all'esterno del
carcere, dopo 40 anni di detenzione estrema. Un libro che ha
suscitato interesse in molti ambienti culturali".
Un rifiuto, secondo Baraghini, "senza plausibili motivazioni,
con la scusa di non essere riusciti ad accogliere tutte le
proposte arrivate: per questo, parliamo di censura politica e
culturale. Hanno accolto domande giunte l'ultimo giorno utile,
e, nonostante la nostra richiesta di chiarimenti, ad oggi non è
arrivata risposta dagli organizzatori".
Quella di Mario Trudu che, poco prima di morire, consegna il
manoscritto a Francesca de Carolis, giornalista che lo ha
seguito per anni nei suoi pellegrinaggi nelle carceri italiane,
è una storia scomoda, che si intreccia con la denuncia di una
carcerazione senza spiragli. "Oggi - dice Baraghini -
seppelliamo Trudu una seconda volta. L'appello ora va ai lettori
che credono in una letteratura lontana dal perbenismo delle
scuole di scrittura, dall'impersonale conformismo dello
storytelling: veniteci a trovare per rafforzare il patto di
complicità tra editore, autore e lettore, per riscrivere insieme
le regole del mercato editoriale. Un dialogo che parte da una
letteratura di sangue, che urla dal carcere, che resiste, pulsa
e vive tra gli ultimi, i dimenticati, i reietti, i confinati,
come Mario Trudu, per arrivare al futuro editoriale e
culturale".
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