"Non posso più permettere quello
che sento, che leggo su di me da qualche mese". Ma "di fronte al
tribunale mediatico" mi resta "soltanto la mia parola": è quanto
scrive in una "lettera aperta" al quotidiano Le Figaro, l'attore
francese Gérard Depardieu, sotto inchiesta per "stupro" e
"violenze sessuali", negando di aver mai violentato una donna.
L'attore, 74 anni, ha visto diversi suoi spettacoli interrotti o
disturbati dalle proteste di militanti femministe. Per questo,
dopo aver osservato il silenzio sulle accuse che gli sono state
mosse, ha deciso di uscire allo scoperto.
"Credevo di potermene fregare - scrive Depardieu - ma no, non è
così. Tutto questo mi colpisce. Peggio ancora, mi spegne. Oggi
non posso più cantare canzoni di Barbara (la celebre artista
francese, cantautrice ed attrice, ndr) perché una donna che
voleva cantarle con me mi accusa di stupro. Vi dico, finalmente,
la mia verità. Mai, nel modo più assoluto, ho abusato di una
donna".
Ed ecco la sua versione: "una donna è venuta da me una prima
volta, con il passo leggero, salendo nella mia stanza di sua
volontà. Oggi afferma di essere stata stuprata. C'è tornata una
seconda volta. Fra noi non c'è stata mai né costrizione, né
violenza, né proteste. Lei voleva cantare con me le canzoni di
Barbara al Cirque d'Hiver. Le ho detto di no. E lei mi ha
denunciato".
La donna, attrice, è Charlotte Arnould, era forse "sotto
l'influsso" di qualcuno o qualcosa? Si chiede Depardieu. Ma
risponde: "tutto siamo sotto l'influenza di qualcuno o qualcosa.
Io stesso sono influenzato: dal mio DNA, dalla famiglia, dalla
società, dal denaro, dallo spettacolo, dall'alcool, e dal
cinema". "Per tutta la mia vita - scrive ancora - sono stato un
provocatore, esagerato, a volte volgare. Davanti al tribunale
mediatico, al linciaggio che mi viene riservato, posso opporre
soltanto la mia parola". "Vedere che a concerti dopo concerti,
degli estremisti, senza riguardo, mostrano cartelli calunniosi,
sporcare, vandalizzare, interrompere urlando le canzoni di
Barbara, questa donna profondamente femminista, significa
seppellirla un'altra volta. Ormai, non posso più far sentire la
sua voce".
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