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Jasmine Trinca, esordio da regista "E' l'omaggio a mia madre"

Jasmine Trinca, esordio da regista "E' l'omaggio a mia madre"

A Cannes Marcel! con Alba Rohrwacher e Giovanna Ralli

CANNES, 21 maggio 2022, 17:24

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(dell'inviata Alessandra Magliaro) Giusto 20 anni fa Jasmine Trinca debuttava poco più che adolescente al cinema, direttamente al festival di Cannes, voluta da Nanni Moretti per La stanza del figlio, Palma d'oro 2001. "Ho cominciato con un film speciale e mi fa un effetto particolare essere qua oggi, guardare tutto quello che ho fatto, pensare a quanta fortuna e felicità", dice l'attrice che è nella giuria presieduta da Vincent Lindon che assegnerà la Palma d'oro il 28 maggio e accompagna con grande emozione il suo debutto alla regia con Marcel!, oggi in proiezione speciale. Il film, una produzione Cinemaundici e Totem Atelier con Rai Cinema in sala con Vision dal 1 giugno, racconta il rapporto "di amore e crudeltà" tra una madre e una figlia, tutto visto con lo sguardo della bambina (Maayane Conti) che, orfana di padre, viene cresciuta dai nonni paterni (la nonna è Giovanna Ralli, il nonno Umberto Orsini) nel palazzo accanto a quello in cui vive la madre (Alba Rohrawcher), un'artista di strada che propone un numero con il cane Marcel che sembra amare più della figlia. Tutto ambientato in un microcosmo di palazzine in cui si conoscono tutti (la Garbatella a Roma), con echi felliniani e chapliniani. All'origine c'è un percorso di elaborazione del vissuto di Jasmine Trinca, "una favola che rielabora il mio passato, come tappa di un percorso di cura cominciato molto tempo fa ma cui certo - risponde all'ANSA - questo film da' una bella botta". La figlia che ammira questa madre che sembra avere spazio nel suo cuore solo per il cane (poi si scoprirà essere un lutto anche quello) fa crescere dentro di sé anche una parte cattiva. Siamo lontani dallo "stereotipo della madre protettiva. Io ho avuto una madre molto più libera di me adesso, avanguardista, pioniera, non una madre devota alla figliolanza, una madre sghemba come quella del film, abitata dall'arte e dal dolore, una supereroina mi sembra oggi, in lotta per vivere. Mi ha trasmesso molto il femminile, con il poco che avevamo sono arrivata qua a Cannes, e questo film è il tentativo anche di fare pace con lei e ringraziarla.
    Vengo da anni e anni di gioie e dolori, trasformare creativamente questo vissuto mi ha dato grande energia e mi fa sembrare ora tutto più leggero".
   

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