La giustizia come perimetro
di esplorazione artistica, per dare forme ad un concetto
astratto e al tempo stesso fondamentale per la vita di ognuno.
È lo sforzo di Encupula, movimento collettivo di "arte
giuridica" nato a Buenos Aires da un'intuizione della giovane
avvocatessa e artista italo-argentina Giorgia Alliata, che in un
colloquio con l'ANSA illustra il progetto a cui aderiscono
artisti e intellettuali da varie parti del mondo, e che si
propone come "ponte generazionale", per parlare a tutti, fuori
dalle gallerie, ripartendo dall'arte come scintilla
rivoluzionaria per cambiare lo status quo.
Punto di partenza dell'iniziativa è stato il recupero di una
delle splendide cupole di inizio Novecento del centro della
capitale, tra Cordoba e Esmeralda, dopo l'abbandono degli anni
della pandemia, che hanno trasformato la geografia cittadina.
"Uno spazio inclusivo di rinascita e riconciliazione, dove
l'arte diventa strumento per ottenere quella giustizia
individuale, che magari non si vedrà mai riconosciuta nelle sedi
istituzionali o attraverso la politica".
In questo atelier, "le opere, i racconti o le installazioni
artistiche attivano nuovi percorsi", proponendo "esperienze
immersive o transizionali", come ad esempio il Labirinto, uno
dei lavori ospitati attualmente. "Oppure le reazioni suscitate
dai colori blu e oro (che secondo il movimento rappresentano
l'aspirazione individuale alla giustizia e la relatività del
concetto)", osserva Alliata.
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