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E' morto Giorgio Croci, lo strutturista prestato all'arte

Beni culturali

E' morto Giorgio Croci, lo strutturista prestato all'arte

Dalla Basilica di Assisi alla Stele di Axum, è morto a 85 anni

ROMA, 17 aprile 2021, 16:48

di Angela Majoli

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La tecnica delle costruzioni e la cultura della prevenzione e della conservazione del patrimonio, la meccanica del continuo e la passione per la ricerca bibliografica e per il rilievo storico-critico: grande strutturista prestato ai beni culturali, Giorgio Croci, l'ingegnere che nel 1997 curò il progetto visionario di restauro della Basilica di Assisi devastata dal terremoto e nel 2003 smontò la Stele di Axum per ricostruirla in Etiopia, è morto ieri sera a Roma, all'età di 85 anni.

Nato nella Capitale nel 1936, laureato in Ingegneria civile nel 1960 alla Sapienza, università dove poi avrebbe insegnato Tecnica delle costruzioni, titolare del corso di Analisi e restauro strutturale dei monumenti, Croce ha dedicato cinquant'anni di attività al patrimonio culturale, curando lavori per il Pantheon, il Colosseo, per il consolidamento strutturale della Torre di Pisa. E' stato presidente del Comitato scientifico di analisi dei problemi strutturali dell'Iccrom (l'International Council of Monuments and Sites) di cui è diventato poi presidente onorario, membro del comitato per la conservazione dei Templi di Angkor in Cambogia e membro Unesco del comitato per la salvaguardia della Cittadella di Gerusalemme. Il suo nome resta legato, in particolare, all'epica operazione di smontaggio e trasporto della Stele di Axum, 150 tonnellate di pietra basaltica, monolitico testimone della supremazia fascista sull'Etiopia, collocato nel 1935 accanto alla sede della Fao: nel 2003 il gigante alto oltre 23 metri venne smontato e riposizionato - in base ai nuovi accordi internazionali - nell'area sacra di Axum. "Tutti i problemi in materia di spostamento, carico e scarico dell'opera sono stati attentamente vagliati: sappiamo che l' aeroporto di Axum è a 2000 metri di quota, sappiamo che le strade sono tortuose, che c'è il problema di portare in Etiopia i mezzi di trasporto su terra. Certo, è un impresa che richiede un certo impegno ma non impossibile, tecnicamente siamo in grado di affrontare le difficoltà'', ripeteva impassibile Croci replicando ai dubbi di critici e detrattori.

Ma appartiene alla storia anche il salvataggio della Basilica di Assisi, ferita dalla scossa che il 26 settembre del 1997, in diretta tv, sbriciolò il transetto, riducendo in polvere e detriti il San Matteo del Cimabue. "Giorgio era una delle rare figure di ingegnere che riescono a conciliare la tecnica con la sensibilità per i beni culturali", racconta l'architetto Paolo Rocchi, che con Croci curò il progetto di restauro della chiesa francescana. "Usammo tecnologie del tutto innovative: fu necessario chiedere il permesso del presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, perché non c'erano norme che ne regolamentassero l'uso. Poi restaurammo l'Albergo dei Poveri di Fuga, a Napoli. Ci siamo conosciuti all'università e frequentati per cinquant'anni", ricorda con la voce velata dall'emozione. "Abbiamo perso un grande conoscitore delle patologie e delle cure per il nostro patrimonio. In tutte le cose ci vuole amore, ma rispetto a un progetto realizzato ex novo, il consolidamento, il restauro richiedono passione per la ricerca bibliografica e archivistica, rispetto per i monumenti, ognuno dei quali è un esemplare a sé, con caratteristiche sue", sottolinea ancora Rocchi, che nel curriculum vanta interventi agli Uffizi, a Castel Sant'Angelo, alla Galleria Borghese, al Vittoriano, ai Sassi di Matera. "Serve una sensibilità particolarissima, che lo studio non può dare. Ecco, Giorgio l'ha infusa in tutte le sue opere".

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