(ANSA) - PALERMO, 12 FEB - "IL POLENTONE" DI MICHELE GUARDI',
(BALDINI + CASTOLDI, PP. 143, EURO 17).
Lo hanno definito "La televisione", ed in effetti quando si
parla di programmi tv di successo non si può fare a meno di
pensare a lui: Michele Guardì, regista e autore di alcuni format
che appartengono ormai alla storia della Rai. A cominciare da "I
fatti vostri", il programma che da 33 anni non ha rivali nella
fascia di mezzogiorno e che ha rappresentato un trampolino di
lancio o la consacrazione definitiva per conduttori e
giornalisti: da Fabrizio Frizzi a Gincarlo Magalli, da Alberto
Castagna a Massimo Giletti fino a Salvo Sottile.
Guardì, nato a Casteltermini, in provincia di Agrigento,
ripete spesso di avere portato in televisione la piazza del suo
paese, raccontando i "fatti" di cui si discute ogni giorno. E
un'operazione per certi versi analoga, ovviamente con la
necessaria avvertenza che ogni riferimento a fatti o persone
realmente esistiti è puramente casuale, il regista la fa
cimentandosi con il suo ultimo romanzo "Il polentone". Un giallo
che in alcune pagine sembra richiamare l'ironia e l'arguzia di
un altro grande scrittore siciliano nato dalle stesse parti di
Guardì e che, come lui, ha lavorato a lungo in televisione:
Andrea Camilleri.
Il romanzo è ambientato all'inizio degli anni Settanta, a
Castroianni, un piccolo paese della Sicilia che, per mancanza di
litio nell'acqua corrente, registra il più alto tasso di pazzi
di tutta la provincia. Dal momento che la locale sezione della
Democrazia Cristiana (ma il litio non c'entra) è sospettata di
reggersi su un tesseramento fasullo, viene mandato da Roma il
funzionario torinese Graziano Bobbio per indagare sui brogli.
Presa dallo sconforto Rosalia Calì - la ricca e avida
"Sindachessa", che fino a quel momento ha gestito indisturbata
una redditizia attività di mazzettara - per salvare la poltrona
del segretario politico e con quella anche la sua di sindaco,
forzando la sua natura intrinsecamente frigida, si costringe a
sedurre il polentone. Il piano funziona. L'imbroglio sul
tesseramento viene coperto. E in meno di tre mesi i due
convolano addirittura a nozze - complice anche la dote di
novanta ettari di terreno, grazie alla quale "il polentone"
conta di dimenticare il misero stipendio da funzionario. Ma le
cose si complicano quando il novello "signor Calì", per
sfuggire alla insoddisfacente vita matrimoniale, si trasferisce
in campagna, dove trascorre il tempo con Tatano, suo ex
commilitone, e con Celestina, bella ventenne nota per le sue
esagerate prodezze sessuali. E mentre tutti in paese cominciano
a spettegolare sui loro rapporti, arriva il colpo di scena: "il
polentone" è stato rapito e per pagare il riscatto la moglie
dovrà scucire tutte le mazzette faticosamente conquistate a
suon di appalti.
Più che un romanzo, come si legge nella seconda di
copertina, una commedia degli equivoci: esilarante per certi
versi, dolceamara per altri, in cui due storie (quasi) d'amore
si sovrappongono ingarbugliandosi. Ma anche il ritratto di
un'Italia provinciale nella quale nessuno si salva. Guardì mette
a confronto nel suo libro due mentalità profondamente diverse,
incistate nella storia d'Italia: "Un polentone stava ribaltando
il mito della furbizia araba che a Castroianni, fino a quel
momento, avevano ritenuto un caposaldo esclusivo del patrimonio
genetico siciliano...". (ANSA).
"Il polentone", Guardì racconta la 'piazza' in un romanzo
Un giallo tra ironia e arguzia alla Camilleri
