Entrare nel museo di Mazara del Vallo
e toccare il Satiro danzante, poco dopo essere al Louvre per
abbracciare la Venere di Milo. Oppure dirigere da Roma
un'orchestra impegnata nelle Quattro Stagioni di Vivaldi a
Budapest o, ancora, fare diagnosi mediche insieme alle migliori
équipe internazionali, tutti collegati dai propri Paesi.
Attualmente tutto questo è di difficile realizzazione, la
logistica è impegnativa, problemi evidenti di ubiquità e, in
qualcuno di questi casi, il rischio di incappare nei protocolli
di sicurezza del museo. Ma nel Metaverso i limiti del tempo,
dello spazio e delle infrastrutture possono essere abbattuti.
Di questo si è parlato a Palermo durante il workshop "Società
e Metaverso", per "Italia è Cultura", organizzato
dall'Università di Studi Europei Jean Monnet di Gorazde in
collaborazione con l'Università di Palermo. Un'occasione per
presentare anche Meta Tribune, un format virtuale già operativo,
di comunicazione, dove si potranno approfondire vari argomenti.
In apertura dei lavori, i saluti del Commissario Europeo Oliver
Varhelyi. Tra gli interventi quello del rettore di Unipa,
Massimo Midiri.
"Il Metaverso - ha affermato Marcello Conigliaro, prorettore
dell'Università di Studi Europei Jean Monnet di Gorazde - è una
grande opportunità che ha bisogno di una visione più
strutturata, anche da un punto di vista etico. Il nostro
obiettivo è l'inclusione sociale, la promozione del bene
culturale ma ci sono degli aspetti su cui bisogna vigilare". La
creazione di mondi virtuali ad opera di grandi colossi economici
potrebbe esserne uno: "Il rischio - ha spiegato Conigliaro - è
una colonizzazione di massa. Ogni Paese deve essere in grado di
ricreare la propria società senza perdere la propria identità e
condividerla".
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