"Ho certamente partecipato alle
udienze camerali del procedimento di prevenzione a carico di
Francesco Messina Denaro. Relatore era un collega che, al
termine del procedimento, ha illustrato a me e al presidente le
sue conclusioni. Il collegio ha poi deliberato, ma non ho
scritto io le motivazioni, tanto che il decreto porta la firma
solo del presidente e del collega estensore". Lo dice il
procuratore di Enna Massimo Palmeri in merito alla decisione,
risalente al 1990, con la quale il tribunale di Trapani, sezione
misure di prevenzione, della quale Palmeri faceva parte,
respinse la proposta di applicazione della sorveglianza speciale
a Messina Denaro.
Il magistrato, che sottolinea il ruolo marginale avuto nella
vicenda, aggiunge: "la nostra decisione fu impugnata dalla
Procura di Trapani e la corte d'appello di Palermo, tempo dopo,
annullò il decreto, stabilendo che l'allora procuratore di
Marsala non era legittimato alla proposta". "E' giusto
sottolineare - aggiunge - che all'epoca del provvedimento ci
mancavano conoscenze essenziali sulla figura di Francesco
Messina Denaro. Infatti non c'erano stati né il mandato di
cattura a suo carico, firmato da Paolo Borsellino, né la
condanna per droga, elementi insorti solo successivamente".
"Anni dopo - prosegue - il tribunale di Trapani sulla scorta
dei nuovi fatti, accolse la proposta della Procura di Marsala, -
nel frattempo le norme sulla legittimazione erano cambiate -
relativamente alla misura di prevenzione personale, mentre
respinse quella sulle misure patrimoniali". "Mi spiace notare -
conclude Palmeri - che questa notizia esca mentre pendono la mia
domanda per procuratore aggiunto a Palermo e il ricorso al Tar
per la nomina a procuratore di Marsala. Temo che non si tratti
di una casualità".
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