Secondo gli inquirenti, la coppia
avrebbe ospitato "in via continuativa e per numerosi giorni",
nella sua casa di Campobello di Mazara, il padrino all'epoca
latitante. Abitualmente, dunque, il boss sarebbe andato a
pranzo e a cena nell'appartamento dei due, entrando e uscendo
indisturbato grazie ai controlli che i Bonafede svolgevano per
scongiurare la presenza in zona delle forze dell'ordine. I
coniugi - secondo i pm - avrebbero dunque fornito al boss
"prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue
esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza".
Lorena Lanceri, inoltre, secondo gli inquirenti, era inserita
nel circuito di comunicazioni che ha consentito all'ex latitante
di mantenere contatti con alcune persone a lui particolarmente
care.
Oltre a essere nipote del boss di Campobello, Emanuele Bonafede
è fratello di Andrea Bonafede, arrestato nelle scorse settimane
con l'accusa di aver fatto avere al capomafia le prescrizioni
sanitarie compilate dal medico Alfonso Tumbarello, finito in
carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, ed è
cugino di un altro Andrea Bonafede, il geometra di Campobello
che ha prestato l'identità a Messina Denaro per consentirgli di
sottoporsi alle terapie oncologiche.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA