(ANSA) - ROMA, 15 NOV - Il disegno su legge sullo spostamento
delle scadenze per la malattia, o l'infortunio del
professionista "non è più rinviabile: chiediamo alle Istituzioni
di approvarlo al più presto per garantire, in questo modo,
dignità al professionista e il rispetto dei diritti inviolabili
della persona". Parola della presidente della commissione Pari
opportunità dell'Unione nazionale giovani dottori commercialisti
ed esperti contabili (Ungdcec) Marianna Cugnasco- "Oggi in
Italia - dice la rappresentante del sindacato professionale è
guidato da Matteo De Lise - non esiste una disposizione di legge
che consenta ai professionisti di posticipare le scadenze dei
propri clienti in caso di malattia. I commercialisti di
frequente sono costretti a rimandare interventi, o cure
sanitarie per la necessità di rispettare le scadenze imposte
dall'Amministrazione finanziaria e dagli impegni di studio in
genere poiché, in caso contrario, sarebbero ritenuti
responsabili per le sanzioni addebitate ai contribuenti per gli
eventuali ritardi negli adempimenti", si legge nella nota ed è
"un'assurdità", commenta Cugnasco, che tocca anche le donne: "Ci
troviamo al punto che le professioniste in gravidanza devono
sperare di non partorire nelle date che prevedono udienze, come
se tale avvenimento fosse un normale "contrattempo" gestibile in
qualche giorno". Il vuoto normativo potrebbe essere in parte
colmato dal disegno di legge trasversale, che ha come primo
firmatario il senatore di FdI Andrea de Bertoldi, al vaglio di
palazzo Madama: "Come Ungdcec abbiamo voluto appoggiare questo
progetto, sollecitandone l'approvazione a più riprese. Se il
disegno di legge venisse approvato, ai lavoratori autonomi
verrebbe riconosciuto il periodo di malattia concesso ai lavori
dipendenti, in quanto la disposizione prevede la sospensione di
decorrenza dei termini di adempimento a carico dei liberi
professionisti in caso di infortunio o di malattia. Tale
sospensione sarebbe valida dal momento del ricovero in ospedale,
oppure dall'inizio delle cure domiciliari, fino a 45 giorni dopo
la data delle dimissioni oppure alla fine delle terapie. E
permetterebbe ai liberi professionisti di poter risolvere i
propri problemi di salute senza dover essere obbligati a
lavorare allo stremo delle proprie forze. Lo stesso beneficio
spetterebbe anche alle libere professioniste in caso di parto
prematuro, o interruzione di gravidanza". Per l'Ungdcec "il
silenzio del governo rispetto all'approvazione di tale disegno
di legge, nonostante le dichiarazioni pubbliche del ministero
dell'Economia di impegnarsi in tal senso e la mole di proposte
avanzate dal mondo professionale, è diventato ormai
inaccettabile", si legge, infine. (ANSA).