(ANSA) - PERUGIA, 03 SET - Durante il primo lockdown, lo
smart working in Italia ha coinvolto oltre 6 milioni e mezzo di
persone, circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani e gli
investimenti strategici in lavoro agile nel settore industriale
sono passati dal 19,9% del 2015 al 33,6% del 2020, nei servizi
dal 24,5% al 43,2%, nelle public utilities dal 45,9% al 54% e
infine dal 18% al 29,6% nel settore delle costruzioni.
Anche l'Umbria - ha sottolineato il presidente della Camera di
commercio, Giorgio Mencaroni - ha seguito il trend nazionale
(dal 23,3% del periodo pre-Covid, al 40,4% nel 2020) di sviluppo
del lavoro agile, anche se in modo meno marcato, passando dal
24,8% al 36,6%.
Particolarmente interessante è poi il dettaglio dell'analisi
della situazione umbra dove - diversamente dal dato nazionale
che vede sempre e comunque un incremento in tutti i settori - si
notano alcuni settori in controtendenza. E' questo il caso dei
"servizi culturali e sportivi" passati dal 43,7% pre-Covid ad un
più modesto 29,5%, degli "altri servizi alle imprese e persone"
scesi da 53,2% al 35,4% , delle "industrie del legno e del
mobile" sceso dal 17,2% al 6,6% o ancora delle "industrie
alimentari e del tabacco" crollate dal 59,6% al 43,2%.
"Queste consistenti flessioni si possono probabilmente spiegare
con la temporanea chiusura dell'attività: pensiamo alle
palestre, alle piscine, agli alberghi.
In ogni caso - ha evidenziato Mencaroni - i valori fortemente
positivi di altri settori, in particolare i 'servizi informatici
e delle telecomunicazioni', i 'servizi finanziari e
assicurativi', il manifatturiero e le 'public utilities',
spingono comunque la media umbra sopra il livello pre-Covid sia
nel caso dei servizi (con una crescita dal 27,2% al 39,7%), che
dell'industria (dal 18,5% al 29,8%)". (ANSA).