(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 10 NOV - "Il valore dei beni
esportati dalle imprese reggine durante il secondo trimestre
dell'anno, in conseguenza della situazione legata alla pandemia,
è sceso di 7 milioni di euro rispetto al trimestre precedente e
di 4,5 milioni rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso".
E' quanto riporta una nota della Camera di Commercio di Reggio
Calabria.
"Nel complesso, i 46 milioni di euro di export tra
aprile e giugno 2020 - è detto nella nota - sono associati ad un
valore delle importazioni pari a 52 milioni di euro, diminuite
del 33% rispetto al trimestre precedente e del 18% circa
rispetto all'analogo trimestre del 2019. Una riduzione così
marcata delle importazioni, pur considerando il vantaggio in
termini di saldo commerciale, è da leggere negativamente perché
associata ad un clima di incertezza che caratterizza le imprese
maggiori, ovvero quelle che più effettuano ordinativi
dall'estero, spesso sotto forma di beni di investimento".
"Gli effetti della crisi sanitaria - afferma il presidente
dell'ente camerale, Antonino Tramontana - non hanno tardato a
manifestarsi sul nostro sistema produttivo. I nostri
imprenditori mostrano evidenti segnali di incertezza sul futuro
che finiscono per influire sulle scelte di investimento e quindi
sulle importazioni di beni strumentali (meccanica, mobili) e
semilavorati, soprattutto nel settore della chimica. Anche
alcuni beni di consumo hanno subito una battuta d'arresto
(alimentare, moda e mezzi di trasporto), in virtù del
ridimensionamento delle proiezioni di vendita delle imprese del
commercio. Nonostante ciò - prosegue Tramontana - i rapporti tra
banche e imprese sembrano ancora non evidenziare peggioramenti,
complici anche gli interventi a sostegno della liquidità a
favore del sistema bancario e delle imprese".
"Nel corso del primo semestre 2020 - è detto ancora
nella nota - i finanziamenti destinati alle imprese di servizi
sono aumentati del +7,5% rispetto l'analogo periodo dell'anno
precedente. Anche i finanziamenti al settore edile (+10,5%) e a
quello industriale (+9,4%) crescono, in un quadro di contrazione
generalizzata degli impieghi in sofferenza (-11,2% rispetto al
2019). Infatti, all'aumento del fabbisogno di liquidità delle
imprese conseguente alla drastica riduzione delle attività ha
fatto seguito un aumento del credito, favorite dal rilascio
delle garanzie pubbliche sui nuovi finanziamenti e dalle misure
espansive di politica monetaria. Anche il rischio di
deterioramento della qualità del credito è stato contenuto dalle
misure dirette (moratorie e garanzie) e indirette (sussidi,
contributi e cassa integrazione) varate dal Governo in supporto
alle imprese. In considerazione di ciò, appare senza dubbio
necessario un continuo monitoraggio dei rapporti tra banche ed
imprese, finalizzato ad intercettare eventuali cambiamenti
determinati prima dall'allentamento delle misure e, a seguire,
dall'inasprimento delle regole di contenimento della pandemia
che già sono in atto". (ANSA).