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Torino, la posta in palio

Partita tutta da giocare, per la quale è probabile il ballottaggio

Per qualcuno è "l'elezione più importante dal Dopoguerra", una sorta di referendum tra il rilancio o l'oblio di Torino. Conclusa l'esperienza di Chiara Appendino, che i pentastellati sperano di proseguire con Valentina Sganga, con Stefano Lo Russo il centrosinistra vuole riconquistare il suo villaggio di Asterix. Dovrà però fare i conti con un centrodestra mai così competitivo come con il 'civico' Paolo Damilano. Partita tutta da giocare, insomma, per la quale è probabile il ballottaggio. In palio la centralità politica, e non solo, di una città dal passato glorioso ma dal futuro ancora da scrivere.

Dei fasti della prima capitale d'Italia resta solo l'alloure, come pure della vocazione industriale. Il resto l'ha fatto la pandemia, tre esercizi commerciali su dieci costretti secondo la Camera di Commercio ad abbassare per sempre le serrande. Arrancano soprattutto le periferie, rammarico della sindaca Appendino che avrebbe voluto fare di più per chi cinque anni fa le diede fiducia. Da qui ripartono - ognuno con la propria ricetta - i tredici candidati sindaco e le trenta liste che li appoggiano.

A partire per primo, ormai dieci mesi fa, l'imprenditore delle acque e del vino Paolo Damilano, con la lista Torino Bellissima, a cui si sono aggiunti i partiti di tutto il centrodestra. Dato per outsider, teorizza la fine delle ideologie per far ripartire la città. Stefano Lo Russo, professore del Politecnico cresciuto nel Pd con la vocazione da sindaco, promette invece di riannodare i fili con la gente, quelli rotti cinque anni fa che sono costati il secondo mandato a Piero Fassino. Punta infine sulla continuità Valentina Sganga, capogruppo uscente di un Movimento 5 Stelle che - dice - ha saputo tenere botta a cinque anni difficilissimi e ora ha le carte in regola per completare il lavoro iniziato.

Sembrano relegati al ruolo di comprimari gli altri candidati, fatta eccezione forse per Angelo D'Orsi. Il docente universitario della coalizione delle sinistre sta raccogliendo consensi tra gli intellettuali torinesi, e non solo, con una campagna elettorale fatta di incontri culturali e riflessioni. Non è raro vedere al suo fianco lo storico e divulgatore Alessandro Barbero e persino il regista britannico Ken Loach si è espresso a suo favore.

Come ovvio la scelta spetta ai torinesi, ma questa volta non interessa soltanto loro. Detto che sarà difficile avere un vincitore con il voto del 3 e 4 ottobre, l'attenzione è rivolta al ballottaggio, soprattutto se - come sembra - sarà tra centrodestra e centrosinistra. Che cosa ne sarà, a quel punto, dei voti pentastellati? La logica degli schieramenti vorrebbe andassero al centrosinistra, ma l'intesa mancata per il candidato unitario non gioca a favore. E Appendino, che pure avrebbe sperato in quella alleanza, non ha mai nascosto l'antipatia politica per Lo Russo, protagonista in Consiglio comunale di una feroce opposizione. La politica potrebbe quindi rimescolare le carte. Ma nel segreto dell'urna, si sa, tutto può accadere.

 

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