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Quando l’IA aiuta a combattere le frodi

Quando l’IA aiuta a combattere le frodi

Creato dalla startup Deephound, l’Artificial Intelligence Analyst supporta l’analista umano specializzato in business intelligence

30 ottobre 2020, 21:27

Alessio Jacona

ANSACheck

Quando l’IA aiuta a combattere le frodi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Quando l’IA aiuta a combattere le frodi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Quando l’IA aiuta a combattere le frodi - RIPRODUZIONE RISERVATA

di Alessio Jacona*
La cattiva notizia è che ogni anno nel mondo si perdono circa 5 mila miliardi di dollari a causa di frodi. Quella buona invece è che, grazie all’intelligenza artificiale, oggi è possibile velocizzare drasticamente e automatizzare fino al 75% i processi di business intelligence, fondamentali per aiutare gli utenti alle prese con operazioni economico/finanziarie online a prendere decisioni in sicurezza e minimizzando i rischi.

Una soluzione arriva da Deephound, una tech company italo-inglese fondata nel 2018 da tre ragazzi romani, Alessia Gianaroli, Rosbeh Zakikhani e Marco Menichelli. Basata a Londra e appena sbarcata anche nella Capitale, la startup porta in dote un Artificial Intelligence Analyst (ArIA), ovvero una piattaforma di intelligenza artificiale che unisce l’Open Source Intelligence (la capacità di analizzare fonti e verificare informazioni a partire dalle risorse disponibili legalmente al pubblico), con quelle del Deep Insight (le procedure intuitive proprie delle scelte umane).

Uno strumento pensato per “aumentare” l’analista esperto e non per sostituirlo, in quanto resta all’essere umano il compito di controllare e verificare il risultato finale di ogni analòisi. E che può rivelarsi utile soprattutto in caso di operazioni finanziarie, di equity crowdfunding e manovre finanziarie online, (moltiplicatesi nell’era della pandemia e del distanziamento sociale), per esempio per velocizzare le azioni di fast screening e di individuazione delle false informazioni nelle fasi di raccolta dei capitali.

La cosa curiosa è che l’Artificial Intelligence Analyst inizialmente doveva servire per fare ben altro: “Deephound nasce come laboratorio di analisi sulle fake news - spiega Rosbeh Zakikhani, founder della società - ma ben presto ci siamo accorti che il mercato non era ancora pronto per considerare il fact-checking come servizio e ad acquistarlo in quanto tale, quindi abbiamo deciso di spostarci sulla business intelligence”. Un’occasione per il mondo dell’editoria, specie in un momento in cui la lotta alle fake news è ormai questione fondamentale per garantire la stessa tenuta della democrazia.

Nato nel 1976 a Roma da genitori persiani, Rosbeh appartiene alla famiglia Zakikhani, uno degli storici clan di Persia al servizio dello scià. La rivoluzione del ‘79 lo obbliga a rimanere insieme in Italia insieme alla madre, ma è a 19 anni che apre la sua prima azienda, iniziando una lunga carriera che lo porta a Londra con i suoi due soci per fondare proprio Deephound. E’ dunque lecito chiedergli perché ora decidono di tornare a Roma e a che mercato si rivolgono.

«Roma, New York, Londra, Hong Kong, per il mercato digitale, che si svolge tutto online, queste città sono tutte alla stessa distanza - risponde Zakikhani - Roma è la nostra città, il luogo dove siamo nati e dove viviamo la maggior parte dell’anno. Ha senso quindi per noi che la nostra sede sia nel posto più vicino possibile. Poi è abbastanza naturale, quando un’azienda opera fin dal primo giorno come un’entità internazionale, farlo da Londra, visto che la città è di fatto un hub internazionale. Noi non abbiamo nessuna barriera fisica o logistica, piuttosto le barriere da superare, per operare a livello globale, sono culturali e di lingua».


Come e dove si intercettano le le notizie false che influenzano le trattative? Come si fa il training alla macchina per far capire cosa è giusto e cosa è sbagliato?
«Le “informazioni” - appartengano esse alla categoria delle notizie o ad altre categoria - per loro natura possono essere verificabili. Ci sono molti fattori che vengono presi in esame per valutare un’informazione: dall’ autorevolezza delle fonti, al confronto fra diverse sorgenti. Si passa quindi per un complesso processo di analisi dell’informazione che individua fonti e soggetti dell’informazione, cerca dati (o fatti) a supporto, cerca (o valuta) l'affidabilità delle fonti stesse e produce primi risultati. È a questo punto che intervengono gli analisti umani, valutando se il lavoro svolto dalla macchina fino a quel momento è stato corretto o fallace e in caso di errore provvedono a correggerlo, prima che la macchina prosegua.Ogni correzione, in automatico, modifica e migliora gli algoritmi di analisi, ogni informazione acquisita, inoltre, aumenta la conoscenza della macchina stessa, creando un patrimonio di base per analisi e valutazioni future.

Qual è il vostro target?
«Tutti coloro che hanno necessità di verificare una controparte potrebbero voler usare i nostri servizi. Un semplice “credit score” non è sufficiente per capire l’affidabilità di una controparte, quando non si conosce il beneficiario ultimo, le relazioni, la reputazione dell’ecosistema aziendale, lo storico e le omissioni. Nessuno è veramente trasparente, tutti mentono, la sfida è capire su cosa».

In quali contesti c’è maggiore richiesta per un servizio come l’Analista di Intelligenza Artificiale?
«Le informazioni da analizzare sono da fonti aperte: Testi, foto, video, pdf, documenti, articoli da database pubblici, privati, surface web, social, etc.. Online sono disponibili il novanta percento delle informazioni. Il primo passo è individuare l’informazione corretta e rilevante, per questo serve un AI, per trovare un ago in un pagliaio grande come il mondo. Oggi i nostri analisti offrono servizi di scoring e di certificazione della trasparenza a enti che vanno dagli studi legali, agli istituti finanziari, fondi di investimento o crowdfunding, ma la platea si sta velocemente allargando. I nostri analisti, grazie all’utilizzo dell’ArIA riescono a fornire screening e certificazione in tempi rapidissimi, quindi a costi ridotti, senza abbassare la qualità del checking. In futuro rilasceremo la soluzione in versione SAAS, quindi forniremo agli analisti di tutto il mondo - che siano giornalisti, finanziari, legali o operatori dell’investigazione, della difesa o della sicurezza - il loro analista di OSINT (Open Source Intelligence) virtuale per il 75% del loro lavoro, permettendogli di concentrarsi su quello che veramente conta e di operare più velocemente e con maggiore certezze».

In che fase del suo “ciclo di vita” è la vostra startup?
«Abbiamo appena chiuso l’ultimo bridge per passare dalla fase preSeed a quella Seed che abbiamo in previsione di aprire, su Londra, nel primo trimestre 2021, con una valutazione superiore agli 8 milioni di euro. In totale, in due anni, ci siamo contenuti, mantenendo un profilo basso e la comunicazione di stealth mode, dovendo lavorare molto in R&D e sulla costruzione dei servizi. Ad ogni modo, investitori selezionati, per la maggior parte BA, ci hanno sostenuto fin dall’inizio, ad oggi Deephound ha ceduto il 6,6% della società per 174 mila euro di aumento di capitale dal 2018 a settembre 2020».

*Giornalista esperto di innovazione e curatore dell’Osservatorio Intelligenza Artificiale ANSA.it

 

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