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Cei: Chiesa a convegno su emergenze ambientali Italia

Da 'Terra dei fuochi', ma ben 78 diocesi con situazioni critiche

    Il tema della cura dell'ambiente, insieme a quelli collegati della salute e del lavoro, al centro dell'attenzione della Chiesa italiana. Ed è così che, a sei anni dalla pubblicazione dell'enciclica Laudato si', essa si interroga sulla ricezione del documento e sull'impatto della mancata cura del Creato sulla salute della popolazione, sull'ambiente e sulle dinamiche sociali e lavorative.

    Lo fa sabato prossimo, 17 aprile, con il convegno online "Custodire le nostre terre", promosso dalla Commissione Cei per il servizio della carità e la salute, da quella per i problemi sociali e il lavoro, dagli Uffici Nazionali, sempre della Cei, per la pastorale della salute e per i problemi sociali e il lavoro, e dalla Caritas italiana.

    Temi e relatori del convegno sono stati presentati oggi in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte mons. Carlo Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute, mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana.

    Pur se in forma virtuale, il convegno avrà sede ad Acerra, luogo simbolo della "Terra dei fuochi" - che il Papa ha promesso di visitare, anche dopo il rinvio causa-Covid della visita programmata per il 24 maggio 2020 -, ma non si parlerà solo di questa tragica emergenza, "dal momento che il tema di gravi danni all'ambiente coinvolge ben 78 diocesi italiane su 227", ha sottolineato mons. Redaelli.

    L'obiettivo dell'evento, ha spiegato il presule, è "offrire una riflessione non solo per gli addetti ai lavori, al fine di creare una sensibilità su questi problemi anche nelle nostre comunità cristiane: un'attenzione all'ambiente che significhi anche attenzione alle problematiche sociali, al lavoro, ai poveri".

    Per mons. Santoro, che presiede anche il Comitato scientifico delle Settimane sociali dei cattolici italiani, arrecare danni all'ambiente vuol dire "sacrificare la persona, mettendo al primo posto un sistema economico che non protegge la vita".

    "Oggi - ha osservato - c'è una percezione della gravità del problema ambientale, ma non della sua urgenza, dell'urgenza di soluzioni concrete. Ben venga questo convegno che possa indicare strade da percorrere" su siti come appunto quelle della Terra dei fuochi o della stessa Taranto.

    "Se non si cambia rotta - ha insistito Santoro -, da qui al 2050 la situazione sarà gravissima, al 2100 irreversibile". Tra l'altro "è importante mettere la centro la questione ambientale legata al lavoro. A Taranto si pone il problema di ricollocare 5.800 lavoratori dell'ex Ilva e altri 5.800 dell'indotto. Tutto è connesso, anche la pandemia, e il cuore della Chiesa è essere vicina a ogni sofferenza, seguendo sia la strada della denuncia che quella della proposta".

    Secondo mons. Di Donna, il punto di riferimento resto la Laudato Si' di papa Francesco. "Da noi, nella Terra dei fuochi - ha spiegato -, tutto parte dalla sofferenza delle persone, delle tante famiglie con morti di cancro. La Chiesa ha ascoltato il grido della terra, il rido dei poveri, ed è stata spesso l'unico referente nell'ascolto su questo problema, di fronte alle inadempienze delle istituzioni". Ma quella della Terra dei fuochi è una situazione diffusa, che riguarda Nord, Centro e Sud d'Italia, tanto che al convegno di sabato parteciperanno tutte le diocesi con piaghe paragonabili.

    "Si tratta di fare un'operazione verità - ha indicato Di Donna -, innanzitutto capire, di fronte a dati altalenanti con cui si passa dall'allarmismo ingiustificato al negazionismo. Quindi prima di tutto capire, con l'ausilio degli esperti". Inoltre il vescovo di Acerra, che ha denunciato tra l'altro il problema della "lentezza delle bonifiche" e dei ritardi delle burocrazie, si augura "che si dia continuità all'evento, anche per offrire una risposta organica".

    Tra le proposte, quella di creare un coordinamento tra le 78 diocesi interessate. "La Chiesa metta questo tema tra le priorità dell'azione pastorale", ha affermato Di Dona, salutando positivamente il fatto che al Senato è stato presentato un Disegno di legge per istituire la Giornata nazionale della memoria per le vittime dell'inquinamento ambientale, che dovrebbe cadere ogni 24 maggio, nella data di pubblicazione della Laudato Si'.

    Non poteva mancare, sulla questione degli smaltimenti illegali di rifiuti, un riferimento alle mafie. "Dicevano 'la munnezza è oro' - ha ricordato mons. Di Donna -. Alcuni camorristi poi si sono pentiti, magari davanti alla morte dei figli. Aspettiamo ancora il pentimento di qualche industriale del Nord e di qualche politico".

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