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Dalla parità all'India, le prime volte che cambiano il mondo

La prima transgeder, la novità piccoli paesi,il surf e il karate

dell'inviato Tullio Giannotti

Tante prodezze in pista, Italia più in alto di sempre, 10 ori, i 100 metri, la staffetta 4x100, il karate che si tinge di azzurro: Tokyo sarà ricordata come l'Olimpiade in anno dispari, e la prima (e ultima, si spera) senza pubblico. Ricca di novità sulle piste, sul tatami, nelle vasche e sulle strade di Sapporo. Ma anche perché i Giochi - dove vige la tradizione e i cambiamenti sono lenti e rari - si sono finalmente, e per la prima volta, aperti alla spinta di domande sociali, proteste, coming out pubblici, che esprimono il fermento della società civile. Per la prima volta, le nazioni partecipanti - quasi tutte - hanno sfilato alla cerimonia d'apertura con un doppio portabandiera, in nome della parita' di genere. Che se è di fatto raggiunta nei numeri dei partecipanti (52% a 48% la proporzione uomini-donne a questi Giochi) è ancora lontana per premi e considerazione fuori dai cinque cerchi.

Sono state le Olimpiadi di San Marino, che per la prima volta torna a casa con medaglie, ben 3 su 5 atleti partecipanti. E quelle dell'exploit delle Bermuda, che diventano il più piccolo stato (63.000 abitanti) ad aver vinto un oro, nel triathlon con Flora Duffy. All'estremo opposto, una nazione popolatissima come l'India - che non aveva mai vinto una gara o nell'atletica dando vita a dibattiti sui motivi di questa tendenza negativa - ha sfatato il tabù con il giavellotto di Neeraj Chopra, un ventitrenne entrato nella storia. E' il segno del mondo che preme da sotto e prova a ritagliarsi il suo spazio di gloria. Pioggia di novità per lo skateboard, una prima assoluta alle Olimpiadi, e - come ci si aspettava - dominato da giovanissime. Il baby-podio femminile, 40 anni in tre, ha meravigliato il mondo.

Dal karate, anch'esso all'esordio, il rimpianto di un'esperienza che a Parigi si interromperà per riprendere probabilmente a Los Angeles. Altro esordio molto "social" che ha attirato folle di giovanissimi da tutto il mondo, quello del surf. Per la prima volta nella storia olimpica ha fatto irruzione in pedana la figura di un'atleta transgender, Laurel Hubbard, pesista neozelandese, in competizione in una categoria di genere diversa da quella che aveva alla nascita, quando le diedero il nome maschile di Gavin. Sono stati almeno 161 gli atleti e le atlete LGBTQ a partecipare, più del doppio rispetto a Rio 2016. Hanno gareggiato, fra gli altri, nomi noti della comunità LGBTQ come il tuffatore britannico Tom Daley, sposato con lo sceneggiatore americano Dustin Lance Black e padre di un bambino nato con la "gestazione per altri". E Megan Rapinoe, la centravanti della nazionale di calcio americana che si è presentata con la compagna, la cestista Sue Bird. Per l'Italia, Rachele Bruni, argento a Rio 2016 nella 10 chilometri di fondo che dedicò allora la medaglia anche alla compagna, e soprattutto Lucilla Boari, bronzo nel tiro con l'arco, che durante le interviste a Casa Italia ha dedicato il successo alla compagna, l'atleta olandese Sanne de Laat.

Non poteva mancare la protesta al grido di "Black Lives Matter": diversi atleti hanno poggiato il ginocchio a terra, la ginnasta Luciana Alvarado lo ha fatto nell'ambito delle figure previste dal suo esercizio a corpo libero. Per la prima volta, su un atleta si sono avanzati sospetti di terrorismo: è accaduto all'iraniano Javad Foroughi, infermiere di professione, che dopo aver vinto la medaglia d'oro nella pistola da 10 metri, si è visto accusare da un avversario sudcoreano, Jin Jongoh, arrivato 15/o nella stessa gara, di essere un terrorista. Per aver fatto parte, in passato, del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione islamica, organizzazione finita nella "blacklist" dei terroristi stilata dagli Stati Uniti. A Tokyo 2020 ha fatto irruzione anche il #metoo, il movimento di denuncia di violenze e molestie sessuali: protagonisti, nella spada, 3 atleti USA, che si sono presentati con mascherine rosa per protesta contro il loro collega Alen Hadzic, denunciato da tre studentesse per molestie sessuali.

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