(ANSA) - TRIESTE, 18 GEN - Un'odissea a lieto fine, oggi
dimenticata dai più nel nostro Paese, da Vienna a Shanghai, via
Trieste, che permise a migliaia di ebrei austriaci di sfuggire
alla persecuzione nazista e a mettersi al riparo via nave in
Cina, passando per l'Italia. Sarà ricordata all'Istituto
Italiano di Cultura di Vienna domani, 19 gennaio, nella
ricorrenza del Giorno del Ricordo della Shoah, da una piccola
mostra e dal convegno "Vienna-Trieste-Shanghai. Un viaggio della
Memoria", promosso dall'Ambasciata d'Italia. Il convegno
permetterà di rievocare la vicenda dei circa 15 mila ebrei, in
gran parte viennesi, salvatasi dai nazisti rifugiandosi in Cina
attraverso l'Italia. Gli ebrei riuscirono prima a lasciare
l'Austria e ad arrivare a Trieste ma anche a Genova, dove si
imbarcarono su navi del Lloyd Triestino per Shanghai. Le
Concessioni internazionali di Shanghai erano l'unico porto al
mondo che consentiva l'accesso senza visto. Chiave il ruolo,
nell'intera vicenda, del console cinese a Vienna, Ho Feng Shan,
vero Schindler che rischio' la vita e la carriera per aiutare
gli ebrei in fuga a lasciare l'Austria. Tappa successiva,
l'Italia che, da parte sua, come oggi, era già all'avanguardia
nella costruzione di navi, in passato con i Cantieri Riuniti
dell'Adriatico, oggi con Fincantieri. Ai tempi, il Lloyd
Triestino garantiva il collegamento di linea con l'Oriente con
celebri transatlantici, che nel caso degli ebrei viennesi
divennero letteralmente delle navi della salvezza. Il Lloyd
Triestino "navigava verso l'Oriente, quelli della Società Italia
di Navigazione verso gli Stati Uniti. La nave che ha reso
celebre la rotta d'Oriente è stata la motonave Victoria,
costruita a Trieste nel 1931, nave dei maragià, la prima con
l'aria condizionata, ospitava i vip del tempo e finì anche in un
romanzo di Kipling", rievoca all'ANSA il professor Maurizio
Eliseo di Trieste, curatore scientifico dell'Associazione
Culturale Italian Liners (https://www.italianliners.com), che
interverrà al convegno viennese. Victoria, spiega Eliseo, che fu
una delle navi usate dagli ebrei in fuga dall'Austria, assieme a
"Conte Rosso, Conte Verde e Conte Biancamano, tutte del Lloyd
triestino". Alcune di queste navi uscirono dai cantieri di
Trieste e Monfalcone, i primi a introdurre i "motori diesel",
uno dei fattori che spinsero gli armatori ia rivolgersi
all'Italia per costruire le navi, spingendo il nostro Paese "a
superare la Gran Bretagna" per produzione, ricorda Eliseo.
Navi italiani che furono il mezzo con cui gli ebrei viennesi
poterono raggiungere la "perla d'Oriente", quella Shanghai che
ospitava una piccola, ma influente, comunità sefardita che
prestò assistenza ai rifugiati in arrivo dall'Europa. La storia
dei rifugiati ebrei rischiò di non avere un lieto fine con
l'occupazione giapponese del 1941. Giapponesi che confinarono in
un ghetto gli ebrei nel 1943, di fatto, l'ultimo ghetto della
Storia, ma nessuno di loro perì e la gran parte riuscì a
emigrare negli Stati Uniti, in Canada, Australia e Israele, dopo
la guerra.
Al convegno sono atteso gli interventi di Nicola Locatelli,
direttore dell'Istituto di Cultura, dell'ambasciatore Stefano
Beltrame, del Presidente del Parlamento austriaco Wolfgang
Sobotka. In agenda anche la presenza del coordinatore del Museo
Carlo e Vera Wagner di Trieste Rav Ariel Haddad, della
Direttrice del Museo Ebraico di Vienna Barbara Staudinger, del
professor Maurizio Eliseo di Trieste (curatore scientifico
dell'Associazione Culturale Italian Liners), di Daniela
Pscheiden (curatrice della mostra "Die Wiener in China -
Fluchtpunkt Shangai") e del Rabbino Ariel Haddad. (ANSA).
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