(ANSA) - KARPACZ, 09 SET - "L'idea di diversi Paesi al
confine ucraino di assimilare i rifugiati nel più breve tempo
possibile non è una realtà auspicabile, in primo luogo perché è
un processo diverso dall'integrazione, poi perché non tiene
conto della particolarità delle migrazioni forzate: cessato il
rischio, la popolazione ucraina potrebbe desiderare di rientrare
nel Paese di origine". Lo ha detto la docente di sociologia
dell'Università di Perugia, Isabella Corvino, a margine del
panel "Crisi migratoria senza precedenti: quale futuro per i
rifugiati?" al 31/o Forum Economico di Karpacz in Polonia. "C'è
bisogno - ha spiegato - di un cambiamento di approccio passando
da una mentalità focalizzata su obiettivi a breve termine per
arrivare ad una progettualità di più ampio respiro. Occorre
valorizzare le relazioni e le risorse umane in maniera tale che
si crei un ambiente internazionale positivo allo sviluppo di
tutte le realtà coinvolte, in modo tale che possiamo affrontare
sfide complesse". Secondo la Corvino l'impossibilità di fare
delle previsioni sulla crisi Ucraina rende particolarmente
difficile il lavoro delle istituzioni che hanno bisogno di
pianificare investimenti e risorse minimizzando i rischi. Le
problematiche legate alla crisi demografica spaventano non poco
i decisori politici: la necessità di disporre di una forza
lavoro giovane che sostenga il peso dell'aumento
dell'aspettativa di vita nei Paesi occidentali è una questione
di grande attualità. L'idea di affrontare queste tematiche
attraverso l'inclusione di cittadini ucraini, per lo più donne
giovani e bambini, sembra un azzardo". "Non esistono soluzioni
semplici e immediate a problematiche di questo genere: lavorare
in un clima emergenziale è molto rischioso e non permette di
elaborare una visione del futuro". "Se non abbiamo una visione
di futuro - ha concluso - non siamo coinvolti nella creazione di
una società in grado di fronteggiare tematiche complesse".
(ANSA).
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